
Lamentando la mancanza di dati ufficiali («purtroppo nessuno ha mai pensato di fare un censimento etnico in Padania, poiché siamo tutti "fratelli italiani"»), sul forum del movimento giovanile leghista con dovizia vengono incrociate fonti diverse per tentare una risposta all'inquietudine che pare togliere il sonno ad alcuni simpatizzanti.
Così, servendosi del censimento del 2001, delle analisi di studiosi dialettali e di quelle relative alle migrazioni interne del dopoguerra (con una certa approssimazione dovuta all'impossibilità di conteggiare con precisione i «meridionali nati al nord da genitori immigrati o da matrimoni misti padano-meridionali»), alla fine, tenendo comunque conto «del tasso di fecondità dei centro-meridionali in base al quale è possibile stimare 3 milioni di discendenti meridionali nati in Padania, compresi i bambini nati da coppie miste», il verdetto è di «9 milioni di individui, tra centro-meridionali etnici e loro discendenti puri o misti».
Una stima al ribasso secondo un utente milanese che rileva, nelle statistiche, «la mancanza dei clandestini, cioè di quelli che sono qui di fatto ma non hanno domicilio o residenza padane».
Dati eccessivamente gonfiati, al contrario, per un altro giovane lombardo: «Credo proprio che il meridionale al nord, specie se sposato con una padana, figli meno rispetto al meridionale che sta al sud». Una ragazza di Reggio Emilia taglia corto: «Non so quanti siano, non mi interessa il numero, so solo che sono troppi e che stanno rovinando una zona che era un'isola felice. Girando per strada difficilmente si incontra un reggiano! Purtroppo stiamo diventando una minoranza e i meridionali la fanno da padrone».
La Lega ha oramai ha allargato il proprio bacino elettorale, pertanto nella conversazione si inserisce anche un simpatizzante salernitano, il quale, invocando clemenza («io sono meridionale ma amo la Lega e odio i terroni che vengono qui al nord per spadroneggiare e per rompere i coglioni»), cede al medesimo meccanismo di autodifesa manifestatosi durante la recente campagna mediatica e politica anti-rom, quando non pochi cittadini rumeni hanno rivendicato distinzioni etniche dai connazionali residenti nei campi nomadi. Perché nel gioco all'esclusione c'è sempre chi sta peggio: «Certi meridionali non possono essere espulsi perché italiani, ma, se si potesse fare una bella barca, sopra ci metterei i meridionali che non lavorano e gli extracomunitari, che sono più bastardi dei meridionali».
Qualche nordico animatore del forum non indugia nel mostrare comprensione e solidarietà al fratello salernitano e si affretta a precisare come sia possibile ravvisare differenza tra "meridionali" e "terroni", spiegando che «terrone è colui che arriva e pensa di essere nel suo luogo di origine, e si comporta di conseguenza, tanto che nemmeno si offende se lo chiami terrone». Mentre altri addirittura osservano come il luogo di origine sia irrelevane, poiché «non è la provenienza che fa l'individuo, e nemmeno il sangue o il colore della pelle, ma unicamente l'atteggiamento».
L'insistenza dei più ostinati («se ne dicono tante sui cinesi ma sicuramente li rispetto più di certi meridionali o marocchini o slavi perché almeno lavorano e si fanno i fatti loro») incontra obiezioni che fanno emergere ulteriori differenze in seno ai giovani padani più "cosmopoliti", tanto da poter distinguere tra filantropi («di meridionali ne conosco tanti e tanti miei amici sono meridionali, per me un meridionale è colui che è venuto e lavora onestamente»), progressisti («esempi di integrazione con il passare degli anni si fanno più frequenti, sono esempi da non snobbare ma anzi da far diventare casi di scuola: piano piano li integreremo») e possibilisti («un meridionale che lavora e interagisce con gli altri vale quanto un settentrionale»). Su tutti cade però il richiamo ad un maggior pragmatismo da parte dei realisti: «Siete in ritardo di 40 anni, c'è ben altra gente che invade le nostre città, purtroppo!».
Trascorso qualche giorno, sul forum viene avviata una nuova discussione: «Un test per capire a quale sottogruppo della razza caucasica apparteniamo». Un test scientifico, affidabile, perché «per una volta non ci si basa sul colore della pelle, dei capelli e degli occhi, ma sulla forma del cranio».
Daniele Sensi (per l'Unità.it)