24 dicembre, 2011

16 dicembre, 2011

"Padani si nasce, cuore leghista": su Facebook la fabbrica dell'odio razziale

I figli degli immigrati? «Un bel lanciafiamme, e che si brucino queste merde». I rom? «Mettiamoli nelle stufe a legna, facciamone carburante alternativo». E per  Napolitano, «terrone del cazzo», «un bel colpo in testa». E' il gruppo Facebook 'Padani si nasce, cuore leghista', a cui aderiscono anche deputati, senatori ed amministratori del Carroccio. Da leggere sull'Espresso

16 novembre, 2011

La Lega di "Padani si nasce"

Eros Domenico è un militante leghista. Il suo profilo Facebook è una profusione di foto di cene e di manifestazioni del Carroccio. Maglietta col Sole delle Alpi addosso, ama ritrarsi al fianco di Matteo Salvini o ai piedi di una qualche statua dell'Alberto da Giussano. Ha un'opinione su tutto: sul piano "svuota carceri" («mi trasformo in cecchino con un bel mitragliatore sul balcone e via con lo show»); sulle origini meridionali di Giorgio Napolitano («Napoli merda, Napoli colera») e sui due cittadini senegalesi uccisi martedì scorso a Firenze: «Meglio così, due in meno da mantenere». 

Sempre su Facebook, ha fondato "Padani si nasce, cuore leghista", gruppo - chiuso e riservato - dell'orgoglio padano. 

Ne fa parte anche Giovanna, bresciana, «casalinga, moglie e mamma», immagini di Topolino, Bambi e Winnie The Pooh sul proprio profilo pubblico. Sulla cittadinanza ai figli degli immigrati ha le idee chiare: «Un bel lanciafiamme, e che si brucino queste merde». Quanto ai loro genitori invece si chiede: «Perché, quando aprono la porta, c'è una puzza strana che fa schifo?». 

Opinione condivisa da Remo, un odontotecnico di Mantova: «Sapessi che odoraccio quando vengono da me, sono peggio della capre», mentre Anna Paola prova a rispondere: «Puzzano perché non si lavano dopo che fanno l'amore, per non parlare della loro puzza naturale, che è nauseabonda. Tempo fa ho sentito dire in televisione che il loro sesso ha un odore disgustoso, indelebile, che non va via neanche se lo lavi con un sapone speciale». 

Appartiene al gruppo anche "Maestra Marzia", insegnante di una scuola elementare che sul web amministra un blog di filastrocche, ninne nanne, esercizi di scrittura ed altro materiale didattico «utile agli alunni in caso di assenze prolungate per malattia». Una maestra modello, che sulla propria bacheca condivide foto di «pasticcetti in cucina» e di Topo Gigio, ma che nel gruppo "Padani si nasce", da quando il presidente Napolitano ha definito «una follia» negare la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori immigrati, non si dà pace: «Non si trovano 3000 miseri euro per un ingranditore utile ad un mio alunno ipovedente, mentre si pagano almeno tre volte tanto i facilitatori linguistici per gli alunni cinesi che si rifiutano di ripetere anche la più semplice parolina di italiano. Cosa mai potranno invece dare i cinesi che sia di utilità comune?». 

Con soluzioni agli sbarchi di "clandestini" che vanno dal «napalm» a «una bella bomba, così saltano in aria», "Padani si nasce" è qualcosa di più di un semplice gruppo leghista di area. O almeno è il solo che possa vantare tra i propri membri nomi eccellenti, tutti iscritti ad un gruppo che per mettere a tacere quel «vecchio di merda» e «terrone del cazzo» di Napolitano propone «un colpo in testa» e, per ritorsione, «un attentato alle Coop». Un gruppo esplicitamente razzista («mischiare le razze non ha mai portato bene») e omofobo («dovremmo equiparare i gay ai pedofili così Vendola la finisce di fare il ricchioncello per strada») che, a fronte dei reati commessi da cittadini stranieri, vorrebbe «dare una ripulita», «aprendo la caccia con i pallettoni per cinghiali, almeno li traforiamo per bene». Con un trattamento di riguardo per gli immigrati malati di TBC («con loro usiamo la fiamma ossidrica, così non ne rimane nemmeno una cellula»), e per i rom: «Mettiamoli nelle stufe a legna, in modo da farne carburante alternativo». 

Perchè «i rom», spiega Luca, bresciano, amorevoli foto dei suoi bambini in bacheca, «ladri, stupratori e assassini nascono, ladri, stupratori e assassini moriranno: personalmente adotterei per loro le stesse politiche usate dal Führer». «Anziché stanziare fondi per l'integrazione dei rom, L'Unione Europa dovrebbe finanziare l'apertura dei forni», rilancia Alessandro, consulente aziendale nel comasco. Mentre Giovanna – quella appassionata di Topolino, Bambi e Winni The Pooh - euforica applaude: «Evvai! Che bello vederli bruciare!». 

Daniele Sensi (per l'Espresso)

13 novembre, 2011

La prova definitiva che la storia del complotto è una cagata pazzesca

"L'Italia è oggi una realtà alla mercé di un un gruppo internazionale trasversale che gestisce il Nuovo ordine mondiale. Tenete presente che Monti è persona legata alla Commissione Trilaterale e al Club Bilderbeg, che di quel gruppo sono espressione. Di conseguenza che cosa potete sperare? Assolutamente nulla: questo gruppo internazionale è terrorizzato dalla possibilità che una realtà esterna possa destabilizzare il loro potere e quindi, per timore di isterismi di massa, allucinazioni e fenomeni di disordine pubblico da parte di un'opinione pubblica impreparata, fino all'ultimo gli alieni e gli UFO saranno una scomoda realtà da negare a tutti i costi".
Radio Padania, 12.11.2011

12 novembre, 2011

11 novembre, 2011

Complotto! La base leghista urla al massone

«Napolitano è il tipico parassita, è il prototipo del parassita grosso, del parassita gigante e ha finalmente gettato la maschera, sta sorgendo la dittatura e ora il popolo si deve ribellare»: base leghista furente su Radio Padania con il presidente della Repubblica per la scelta di nominare Mario Monti senatore a vita nella prospettiva di un governo tecnico a lui affidato.

Ricalcando le dichiarazioni del ministro Calderoli che alla sola ipotesi di un «governo tecnico, di coesione, di tregua, di unità nazionale o come diavolo li si voglia chiamare» aveva parlato di golpe, Giorgio Napolitano viene descritto come un «personaggio pericolosissimo» che «sbattendosene le balle della democrazia» sta «facendo uno scippo alla nostra sovranità» con il deliberato scopo di voler «ancora una volta far pagare solo il Nord» perché «i problemi li stava già risolvendo la riforma per il federalismo fiscale voluta dalla Lega».

E allora: «Ricordatevi di quando applaudiva alle stragi in Ungheria», raccomanda un ascoltatore di Milano, seguito da altri che propongono soluzioni: «Prendiamo in mano il fucile»; «meno ampolle e più sangue»; «secessione, e, se serve, secessione armata».

La più moderata, un'ascoltatrice bresciana: «Andremo in piazza e butteremo via quel presidente della Repubblica che, alla sua età, sarebbe meglio se ne andasse in pensione e se ne stesse a casa».

Una rabbia che si riversa in Rete, sul gruppo Facebook di Radio Padania (non amministrato da via Bellerio), dove qualcuno si augura che «quello sporco comunista muoia di dolori atroci».

A parlare di «colpo di stato» e di «sovvertimento della volontà popolare» è però anche l'onorevole Carolina Lussana che, intervenendo sull'emittente leghista, condivide i malumori di quanti mettono in guardia dagli «appetiti di una Germania che ha perso la guerra e che ora vuole invadere tutta l'Europa».

Di una vera e propria aggressione favorita dal capo dello Stato parla invece Alberto Torazzi, capogruppo del Carroccio in Commissione attività produttive: «L'Italia è un paese ricco e qualcuno vuole derubarci dei frutti del nostro lavoro tramite un'aggressione favorita dal presidente della Repubblica il quale, violando la Costituzione e spingendo per la guerra in Libia, ha dato all'estero l'idea di un Italia come di un cadavere in putrefazione, alimentando gli appetiti che si stanno verificando in questi mesi».

Ma è con Roberto Ortelli, conduttore del palinsesto pomeridiano di Radio Padania vicino ai cattolici tradizionalisti dell'Istituto Mater Boni Consilii (fraternità improntata all'antigiudaismo teologico che considera lo stesso Benedetto XVI un infiltrato della massoneria progressista), che il riferimento alle trame occulte cui tutti accennano (Carolina Lussana: «siamo sotto dettatura di un'agenda decisa in segrete stanze») si fa esplicito. Se nei giorni scorsi consigliava la lettura del testo antisemita "Il governo mondiale e la controchiesa" di Pierre Virion, ora Ortelli raccomanda quella di "Massoneria e sette segrete" di Epiphanius: «"L'ordine nasce dal caos", penso che sia stato tutto preparato, e non da oggi».

Insomma, il presidente Napolitano agirebbe per conto del Nuovo ordine mondiale, una supermassoneria che, tramite il Club Bilderberg e la Commissione Trilaterale, di cui Mario Monti è stato presidente, si ispirerebbe ad una sorta di Piano di rinascita democratica di scala globale.

Una riedizione del famigerato complotto demo-pluto-giudaico-massonico che, sulla bacheca Facebook di Matteo Salvini, presto svela il suo volto. Chiede l'eurodeputato leghista: «Secondo voi chi c'è dietro il casino di questi giorni?» Risponde qualcuno: «Gli Stati Uniti e l'oscura finanza ebraica»; altri: «I banchieri tedeschi ed ebrei».

Complotto in atto anche per l'onorevole Massimiliano Fedriga, che su Radio Padania mette in allarme la base: «Voglio far presente a tutti coloro che ci ascoltano che, da alcuni mesi a questa parte, la Lega, che guarda caso si dissocia dalle lobby internazionali, è bersaglio prediletto degli organi di stampa controllati dai grandi gruppi economici: un disegno chiarissimo si sta disvelando sotto i nostri occhi».

Un cospirazionismo che per l'onorevole Torrazzi passa anche da "Er Pelliccia", il ragazzo arrestato a seguito degli scontri di Roma dello scorso ottobre: «Il principale finanziatore dei no global è lo speculatore internazionale George Soros, una delle più grandi canaglie della finanza speculativa, il quale vuol far credere che coloro che si oppongono alla globalizzazione siano tutti personaggi alla "Er pelliccia"».

Il fine, ancora una volta, è colpire la Lega, «l'unico partito che si oppone ad un disegno che vuole privare i popoli della sovranità del loro territorio»; lo strumento, l'immigrazione: «Gli immigrati sono i loro mercenari, ci aggrediscono con quelli, gli daranno il voto per soffocarci democraticamente».

Un ammonimento raccolto da una militante di Domodossola che telefona in radio spaventata: «Presto, muovetevi, sbattete fuori tutti gli immigrati che teniamo nei centri di accoglienza, prima che il governo cada del tutto». 

Daniele Sensi (per l'Espresso)

07 novembre, 2011

«Ora battiamo moneta padana»

«Volete davvero sapere il perché degli accadimenti di questi giorni? Volete farvi un'opinione il più possibile pertinente e aderente alla realtà sui fatti che ci circondano interrogandovi sulla loro origine e sulla loro meta? Leggete di massoneria e governi occulti».

La crisi economica vista da Radio Padania passa dal cospirazionismo di Roberto Ortelli, conduttore di "Che aria tira", rubrica pomeridiana dell'emittente leghista, che ai suoi ascoltatori consiglia, in particolare, un classico della letteratura occultistica («un libro che non può mancare nella vostra biblioteca»): "Il governo mondiale e la controchiesa" di Pierre Virion.

Un classico dell'occultismo, sì, ma anche dell'antisemitismo europeo del primo novecento. Perché il francese Virion, giornalista e cattolico tradizionalista, questo era innanzitutto: un antisemita vicino ad Action française, partito di estrema destra che negli '40 aderì con entusiasmo al regime di Vichy. D'altronde basta sfogliarlo, il suo libro, per subito ritrovarvi i famigerati "Protocolli dei Saggi di Sion" (falso documentale servito alla Russia zarista prima, e alla Germania nazista poi, per giustificare la persecuzione degli ebrei), qui considerati come «uno dei tanti aggiornamenti dello spirito ebraico nel corso dei millenari vagabondaggi».

Nonostante prosegua raccomandando altri fondamentali tomi «di mille pagine sulla storia di questo potere sotterraneo», Ortelli incontra il favore degli ascoltatori, che telefonano per confermare («su internet gira anche già la nuova moneta e guarda caso c'è sotto una figura massonica»); per rilanciare («anche Obama fa parte di questo disegno, infatti nessuno lo sa ma ha firmato per l'innesto dei microchip negli esseri umani perché le persone stanno diventando mentalmente indipendenti e bisogna fermarle»); o per evocare, più modestamente, Mario Monti e il ministro Tremonti, in quanto "membri" del Club Bilberberg (le cui riunioni sono talmente segrete che i nominativi dei partecipanti, per conoscere i quali Mario Borghezio aveva rivolto una interrogazione al Parlamento europeo, sono disponibili online, sul sito del Club).

Ciò cui tutti accennano è, in realtà, il "Nuovo ordine mondiale", teoria complottistica in base alla quale una maxi-massoneria transnazionale piloterebbe crisi finanziarie e migrazioni di popoli per impossessarsi dell'intero pianeta (per la cronaca, ne farebbe parte anche il presidente Giorgio Napolitano, da alcuni ascoltatori di Radio Padania indicato come colui «che mangia babà dalla mattina alla sera»).

E sono le pedine di questa trama occulta ad essere chiamate in causa quali immediati responsabili del baratro economico da quanti telefonano all'emittente di via Bellerio: gli immigrati («i costi del sistema sanitario sono alle stelle perché ci hanno riempito di extracomunitari, cani e porci»), ma, soprattutto, i «meridionali parassiti».

Sergio da Torino, «autodidatta ingegnere esperto di macchine agricole», uno degli ascoltatori più fedeli di Radio Padania, interviene durante la trasmissione del mattino di Sammy Varin (ex conduttore di Radio Italia che ora sprona gli elettori leghisti a non mollare «lo spadone bello duro e grosso» altrimenti «la sinistra va al governo e regolarizza tutti i precari»), per spiegare come «mi viene la pelle d'oca ogni volta che sul pullman vedo quelle facce e sento quei dialetti. Penso che qualcosa di simile lo abbiano provato i croati verso i serbi».

Certo, quando un altro conduttore propone un sondaggio, "Che fare?", i più si sbizzarriscono: «Gli statali lavorino solo mezza giornata per due o tre anni e per non più di cinque», «usciamo dall'euro e battiamo moneta padana», «eliminiamo l''Inps tanto io con 200 euro al mese mi faccio l'assicurazione privata», «Berlusconi entri in Lega e faccia tutto quello che dice Bossi così oltre all'Italia salveremo l'Europa»; ma per tutti la soluzione definitiva rimane la secessione, liberarsi della «zavorra». Nemmeno il federalismo basta più.

E' sulla "exit strategy" che si registrano le divergenze. Andrea da Novara è pessimista: «Ci vorrebbero le bombe, ma se andiamo a metterle siamo in dieci»; Angelo da Lecco propone un'imboscata stile Renzo e Lucia: «Saliamo con Bossi al Quirinale, diciamo a Napolitano che in Italia ci sono due zone ben distinte e dichiariamo la secessione»; più pragmatico Mauro da Seregno: «Appoggiamo anche noi il governo tecnico, così tutto va in scatafascio, la gente si incazza e al prossimo giro tutti votano Lega». Alessio da Milano è invece per un «frazionamento differenziato dell'Italia» o, in alternativa, per «la sua padanizzazione»; «può sembrare difficile da realizzarsi, ma Steve Jobs docet, ricordiamoci qual era stato il suo sogno e che cos'ha realizzato».

Raccogliendo una recente proposta di Giuliano Bignasca, leader della Lega dei ticinesi, Sammy Varin indica la soluzione in un'annessione con la Svizzera: «Le prime ad annettersi saranno le province del nord, partendo dalla Valtellina, per proseguire poi con i territori di Como, Varese e Lecco, arrivando ad includere anche la provincia di Verbano-Cusio-Ossola e lambendo quella di Milano. Chiaramente bisogna sentire i territori interessati e poi magari farglielo sapere anche al presidente Napolitano».

Nel frattempo la crisi rimane e i militanti della Lega si organizzano, su Facebook, in un gruppo chiuso: «Se avete qualcosa che non vi serve più non buttatela, sicuramente potrà servire a qualcun altro. Torniamo indietro nel tempo quando la moneta era solo roba da ricchi. Scambiamoci le cose, usiamo il baratto». 

Daniele Sensi (per l'Espresso)

La crisi vista da Radio Padania

"Dialetti meridionali che a sentirli sull'autobus viene la pelle d'oca", congiura massonica, un paio di bombe e una spruzzatina di antisemitismo: da leggere sull'Espresso.

31 ottobre, 2011

I Bossi, questione di famiglia

Varese, 19 giugno 1987. La Lega Nord ancora non esisteva, ma, da nemmeno cinque giorni, Umberto Bossi già era senatore, anzi il "Senatùr". Un esordio fortunato per quella Lega Lombarda che egli stesso aveva fondato solo tre anni addietro e che ora, alla sua prima prova nazionale, era riuscita a raccogliere duecentomila voti, eleggendo un uomo anche a Montecitorio. In piazza del Podestà, in una sede di due stanze, computer e caminetto, si analizza il voto, si pianificano strategie e, naturalmente, si festeggia. Una festa che presto volge in lite e la lite in scazzottata. 

In due, tra i quali il neo senatore, si riversano fuori dandole di santa ragione a un terzo, il quale finirà all'ospedale urlando: "Tirerò fuori il dossier! Ve la farò vedere!". "C'è stata una semplice colluttazione", dirà poi Bossi: "E' un bravo ragazzo, era solo un po' agitato e gli abbiamo consigliato di andare a mangiare un pizza". Quel bravo ragazzo era Pierangelo Brivio, cognato di Umberto, marito della sorella Angela. Pare che all'origine del diverbio vi fosse la composizione delle liste: Bossi aveva escluso Brivio dalla competizione, tenendo per sé la testa di lista in tutte le circoscrizioni e non facendo correre il cognato nelle due che quello aveva reclamato. Di lì a breve, Brivio viene espulso dal partito. Per tutta risposta, Angela Bossi interrompe ogni rapporto con il fratello e, assieme al marito, fonda un nuovo soggetto politico, Autonomia Alleanza Lombarda, con il dichiarato obiettivo di strappare voti alla Lega.

Magri i risultati (un seggio al Pirellone nel 1990 e una manciata di consiglieri comunali nelle successive elezioni amministrative), ma ampia la copertura mediatica nel 1993, quando Angela sfida Marco Formentini nella corsa a sindaco di Milano. Alla stampa dichiara: "Mio fratello è un mantenuto, non ha mai lavorato in vita sua". Più articolato il marito: "Mio cognato è fuori di testa, si comporta come Craxi o come i potenti mafiosi del Sud: si crede il grande imperatore del Nord e invece è soltanto il padroncino di un'azienda in liquidazione. Ormai la Lega è un partito come gli altri, pronto a spartirsi le poltrone che il Palazzo mette a disposizione".

Il giornale di Alleanza Lombarda, primo di tanti partiti che negli anni, per gemmazione, sarebbero nati da quella che nel frattempo si costituisce come Lega Nord (compreso il Partito federalista di Gianfranco Miglio, che della Lega era l'ideologo) additerà Umberto Bossi come il "nemico numero uno", dedicando intere prime pagine ai "fatti e misfatti del partito che dice di fare gli interessi dei lombardi ma che ha tradito la causa autonomista il giorno stesso che ha messo piede a Roma".

In quegli stessi anni, ben più generoso appare Franco Bossi, il secondogenito di casa, che confiderà di aver anche lui litigato col fratello, ma "solo perché la sera io volevo dormire, mentre lui non voleva saperne di spegnere la luce, perché leggeva, leggeva sempre, dalla filosofia ai classici greci". Una generosità presto ricambiata. Licenza di scuola media inferiore, l'unico della famiglia ad essere rimasto nel paese natale dove manda avanti un negozio di autoricambi, Franco Bossi, già consigliere comunale a Gallarate, viene dapprima nominato commissario tecnico della squadra di ciclismo padana, quindi membro del consiglio di amministrazione Aler, la società che gestisce le case popolari di Varese, e infine, nel 2004, viene assunto all'Europarlamento in qualità di assistente accreditato dell'onorevole Francesco Speroni. Assistente accreditato, ovvero portaborse, ovvero 12.750 euro al mese.

"La lotta per la libertà della Padania continuerà anche dopo di me, con i miei figli", andava oramai ripetendo Umberto Bossi nei suoi comizi. Così, al seguito di Matteo Salvini, al Parlamento europeo ci finisce anche il primogenito Riccardo, avuto dalla prima moglie Gigliola Guidali. 23 anni, grande ammiratore di Napoleone ("sono andato anche a vedere il campo di battaglia dove perse") e già a busta paga, qualche anno prima, di "Made in Padania Scrl", una delle "cooperative padane" che Umberto Bossi aveva fortemente voluto nel tentativo di imitare il sistema delle Coop rosse ma che già allora stavano andando a rotoli, Riccardo Bossi replicherà, serafico, alle accuse di nepotismo mosse al padre dalla stampa: "Dov'è il problema? Se uno ha un'azienda chi pensa di inserire? I suoi figli o degli estranei?". Chiusa la breve parentesi europea (il padre lo farà tornare per mettere a tacere le polemiche) Riccardo potrà dedicarsi interamente alla sua vera passione: le gare di rally. Continuerà a dichiararsi interessato di politica, ma in televisione comparirà solo più nei rotocalchi rosa, per una storia sentimentale con una delle ragazze della scuderia Mora.

Il 2004, per Umberto Bossi, è anche l'anno della malattia. Verrà assistito dalla seconda e attuale moglie, Manuela Marrone. Insegnante del collegio delle suore di Sant'Ambrogio, già eletta al consiglio provinciale di Varese nel 1987, Manuela Marrone, stratega occulta e anima nera della Lega secondo gli avversari di quel "cerchio magico" che attorno a lei , proprio in quei giorni, si dice abbia preso forma, è "baby-pensionata" dal 1992 (766,37 euro al mese), data in cui, all'età di 39 anni, decide di ritirarsi dall'insegnamento per fondare, solo sei anni dopo, la scuola Bosina, ossia una paritaria (materna, elementare e secondaria) improntata "alla scoperta delle radici culturali che educa i bambini anche attraverso racconti popolari, fiabe, leggende e filastrocche legate alle tradizioni locali".

Frequentata da molti dei figli della nomenclatura leghista varesina, la scuola, conosciuta anche come "Libera scuola dei popoli padani" , tra il 2009 e il 2010 beneficia della cosiddetta "legge mancia" , provvedimento, varato in finanziaria, attraverso il quale i parlamentari dei diversi schieramenti finanziano enti ed associazioni: in totale, 800 mila euro per "spese di ampliamento e ristrutturazione". Una somma che manda finalmente in pari il bilancio di una scuola i cui conti, nell'ultimo anno, erano stati in rosso di 500 mila euro su un milione di ricavi.

A Manuela Marrone, che della Lega è cofondatrice (da statuto, uno dei "padri fondatori" cui spetta la funzione consultiva del segretario federale), si deve certamente la candidatura del figlio Renzo alle regionali lombarde, che valgono al trota il seggio al Pirellone. E mentre anche gli altri figli si fanno grandi (uno, Eridano Sirio, compirà la maggiore età nel 2013; l'altro, Roberto Libertà, che di anni ne ha 21, già si sta facendo le ossa nello staff del padre), un non ancora noto membro della famiglia Bossi si fa avanti: Matteo Ambrogio Brivio. Figlio di Pierangelo Brivio e di Angela Bossi, alla morte del padre, Matteo assume la guida di Alleanza Lombarda e alle amministrative del 2007 si allea con il centrodestra. Successivamente, entra nella Lega Nord, facendosi eleggere nel comune di Samarate, nel varesotto, dove, dal 2010, è assessore ai Servizi pubblici e al Patrimonio. Classe 1981, architetto, avremmo voluto saperne di più di lui e del suo percorso politico, così come avremmo voluto sapere se anche la madre avesse nel frattempo mutato opinione sulla Lega e sul fratello Umberto. Di tre email inviate, una sola risposta: "Sia io che mia madre non riteniamo di aver nulla da dire". Intestazione del mittente ( indirizzo gmail, mica un indirizzo istituzionale): "Assessore Matteo Brivio". Nemmeno facesse Bossi di cognome e Renzo di nome. 

Daniele Sensi (per l'Espresso)

24 ottobre, 2011

La Lega a pezzi attacca i "negri"

La sponda piemontese del Lago Maggiore come il deserto per Gesù, come il Sinai per Mosè e come il fiume del divenire per Siddharta. Un soggiorno nel Verbano-Cusio-Ossola da cui Pierluigi Pellegrin, conduttore di Radio Padania Libera, questa estate è tornato cambiato, consapevole: «Non ho visto un solo immigrato, e le cose funzionavano benissimo. I ristoranti erano più efficienti, perché è molto più semplice parlare con un cameriere nostrano piuttosto che con un thailandese o un marocchino». Un'autentica rivelazione: «Durante quella settimana ho provato una sensazione di inaudita libertà, ho sentito di vivere in una società a mia dimensione, a mia misura. Mi sono sentito finalmente libero». Da quella breve vacanza, il senso di una missione: «Lì ho capito che bisogna stare attenti prima di arrendersi all'orda dell'immigrazione come a un qualche cosa di inevitabile».

Una palingenesi interiore da cui è nata "Mai più senza società multiculturale", la più giovane tra le rubriche dell'emittente di via Bellerio, una delle poche che, in una Lega oramai lacerata, riesca ancora a mettere tutti d'accordo: maroniani e bossiani, fedeli al cerchio magico e seguaci del "triangolo magico" (così Alessandro Vedani, uno dei "dissidenti" di Varese, su Facebook: «Al cerchio magico, io preferisco il triangolo magico, quello femminile»).

Improntata ad una concezione della giustizia a "preferenza nazionale" («Lite tra un veronese e un extracomunitario. La giustizia italiana a chi ha dato ragione secondo voi? All'extracomunitario»), "Mai più senza" è una rassegna stampa focalizzata su crimini più o meno gravi compiuti da cittadini stranieri nel nord Italia; un resoconto ossessivo di scippi, furti, razzie e aggressioni, con il conduttore che senza sosta calca il tono sulle nazionalità dei lori autori: marocchini, tunisini, albanesi, rumeni, ma anche russi, ucraini e moldavi, perché «la nostra è una rubrica ecumenica, non si dica che siamo sempre anti-islamici». Scopo: mostrare «quale risorsa, quale opportunità per il nostro futuro» siano «questi immigrati che ci portano il loro modo di essere, il loro pensiero, la loro lingua, la loro umanità e che a Venezia, ad esempio, spacciano cocaina nel centro storico». Uno spazio di «resistenza all'assuefazione mondialista» che riesuma un linguaggio che credevamo oramai lontano: «Domandina a voi che ascoltate: chi sono peggio, questi negri che oramai ci impediscono di vivere a casa nostra o coloro che li sostengono?».

In onda ogni giorno all'ora di cena, la rubrica si trascina per una decina di minuti in una lettura della cronaca locale che è tutto un chiosare e postillare, con l'immigrazione che ne esce rappresentata come un fenomeno inevitabilmente criminogeno: polizia arresta due spacciatori? «Si tratta di due magrebini, naturalmente»; appuntamento al buio finisce in stupro e botte? «Artefice dell'impresa, ovviamente, è un albanese»; aggredito all'uscita di un'agenzia di viaggi? «Da un gruppo di extracomunitari, e da chi se no». Bersaglio privilegiato restano i nomadi: «Due ragazzini dodicenni rubano cinque euro all'insegnante di educazione fisica... Due ragazzini? No, due zingari!»; «due zingarelle scippano anziana per strada... Io avrei detto due bastarde»; «diciassettenne picchiata dal ragazzo... Indovinate? Il ragazzo è un nomade, uno zingaro! Oltre alla conclamata abitudine del furto, hanno evidentemente anche quella di picchiare le donne».

Un rosario dell'odio che non si ferma neppure davanti all'infanzia. Verona: l'associazione Medici per la Pace avvia un programma di copertura vaccinale per un gruppo di bambini rom di origine rumena. Questo il commento di Pellegrin: «Sarebbe una fantastica notizia, se esistesse il vaccino antifurto». Sempre Pellegrin, dopo aver riferito di un assalto in villa operato da una banda di immigrati albanesi: «Per la serie le buone notizie non arrivano mai da sole, quasi la metà dei bambini nati a Susegana, nel trevigiano, è straniera. Un futuro pieno di opportunità multiculturali come quelle di cui vi ho dato notizia».

Pierluigi Pellegrin assicura tuttavia di non voler generalizzare: «Mi rendo conto che la mia rubrica comporti questo rischio, ma è un rischio che dobbiamo correre». A riprova, racconta di una commessa che, aiutata («pensate un po'») da un senegalese, rincorre e atterra un ladro («guarda caso, un georgiano»): «La notizia di un immigrato che aiuta a sventare un furto è come la notizia dell'uomo che morde il cane». In una rassegna stampa che conosce solo delinquenza allogena («Arrestato pusher che spacciava ai ragazzini... Un pusher magrebino, mica udinese, pordenonese o bergamasco»), nonostante l'accurata selezione delle notizie, talvolta capita che anche cognomi veneti o lombardi facciano capolino tra quelli dei criminali. Ma il conduttore non si scompone: «Arrestati tre spacciatori.... Una è italiana, ma comunque sta con l'africano»; oppure: «Beccato senza biglietto a bordo di un autobus, ragazzo picchia il controllore.... Il ragazzo è italiano, ma insieme a lui c'era un nordafricano». Quando il cognome tradisce origini meridionali, non c'è però "attenuante" che tenga: «Inscena finta rapina per finanziare un secondo colpo ma viene bloccato dagli agenti... L'arrestato è un calabrese. Anche questa è la società multiculturale». 

Daniele Sensi (per l'Espresso)

Radio Padania contro "negri" e calabresi

"Mai più senza società multiculturale", la rubrica dell'odio di Radio Padania Libera. In onda da poche settimane, attacca immigrati e rom, ma anche napoletani, pugliesi e calabresi. Da leggere, e da ascoltare, sull'Espresso.

22 ottobre, 2011

Non li vedremo più in tv

Questo sul fronte mediatico; su quello territoriale, invece, pronto il commissariamento di sei sezioni. Tra le prime reazioni, quella del "dissidente" Alessandro Vedani, che, su Facebook, pare prenderla bene: "Al cerchio magico io preferisco il triangolo magico. Quello femminile"

19 ottobre, 2011

17 ottobre, 2011

Daniela Santanché: «Come diceva 'Job di Apple', nella vita bisogna avere fame»

Ospite di Radio Padania per commentare gli scontri di sabato scorso a Roma, oggi Daniela Santanché ha detto questa cosa qui: 

"Quella piazza va condannata a prescindere, per gli atti di violenza che ci sono stati, senza fare divisioni tra buoni e cattivi. Gianfranco Fini è con quella piazza, combatte le battaglie sbagliate di quella piazza, arma la violenza nella stessa maniera".
E, poi: 
"Anziché manifestare, che vadano a lavorare, perché in piazza ci sono i figli dei borghesi, annoiati, che non hanno fame. Come diceva Job (sic) di Apple: nella vita, per riuscire, bisogna avere fame".

 


13 ottobre, 2011

Anche i padani nel loro piccolo s'incazzano

Cose, sentite su Radio Padania, che da sole non valevano un post, ma che, tutte assieme, hanno un loro perché. 

"Una mia amica aveva l'occhio infiammato e il medico gli ha detto che è una malattia che si prende dagli immigrati. Loro convivono -specialmente quelli di una certa razza- con questo virus: lo vedete che hanno sempre gli occhi arrossati?"

"Noi non siamo contro il voto agli immigrati, l'importante è che prima abbiano acquisito la cittadinanza italiana".

"La morìa di uccelli è causata dalle scie chimiche degli aerei: è in atto un progetto per sterminare l'umanità". Risponde l'onorevole Carolina Lussana: "Chiederemo ai nostri esperti".

"Pub nel varesotto assume ragazza. Si richiede conoscenza dell'inglese e della lingua locale".

"Chi ha accusato Milano di farsi fare le magliette dalla Cina sappia che le magliette sono state fatte in Cambogia, che non c'entra nulla con la Cina e che anzi merita aiuto e rispetto per aver cacciato Pol Pot".

"Dio non vuole l'ingresso della Turchia in Europa".

"Cosa dicono del Piemonte negli Stati Uniti?"

Giovane padano: "Anch'io anni fa pensavo a fare la guerra civile. Ma poi feci un sogno premonitore: Shakespeare che mi mostrava un campo di sangue, e ci ripensai".

"Noi leghisti siamo la crema della società".

"Ricordiamo il sito del settore cultura dei giovani padani che è cultura@giovanipadani.com".

"I giovani che protestano contro la legge sulle intercettazioni sono figli della cultura yuppie degli anni '80".

"CLN? E che significa 'sta sigla? Perché la sinistra parla così difficile?"

"Gli alieni sono creature del diavolo: di notte mi vengono in casa a minacciare di morte". Conduttore: "Prima di staccare lasci il suo numero in regia, che vogliamo ricontattarla".

"Giordano Bruno venne bruciato sul rogo perché aveva scoperto un codice alfanumerico col quale comunicare con gli extraterrestri" .

"Io ho una passione per i treni, e la notte vado nelle stazioni a vedere i treni merce".

"Buona Padania, sono Cosmo, fratello in spirito di Gesù".

"Sono leghista dal 1987 e non ho mai pagato le tasse".

"E' online il sito della Padania. Potete visitarlo con il vostro computer oppure, se siete di quelli fighi, con il vostro wordPad".

"Dire che non esiste la Padania è come dire che non esiste l'Etruria".

"Dietro certe donne, che con tutti i giovani che ci sono qua vanno a prendersi i negri e i marocchini, c'è un deliberato piano mondialista d'invasione dell'Europa".

"I carabinieri hanno moduli prestampati con su scritto RISERVATISSIMO sui quali annotare gli avvistamento UFO".

"Anche noi donne dobbiamo dimostrare di avercelo duro".

"Coloro che si permettono di giudicare gli uomini della Lega finiranno dannati" .

"I milanesi hanno votato Pisapia perché non hanno ancora provato ciò che abbiamo provato noi qui a Torino: gli zingari che vengono a rubarci i pomodori".

"Davanti a casa mia è passato il solito negro, il solito negrone, ma uno di quelli con le treccine, ché quelli con le treccine hanno la faccia ancora più brutta".

"Voi che votavate Lega e che non la votate più, vergognatevi, perché state togliendo il pane ai vostri figli".

"Non comprate dai cinesi, che poi vi infilate l'orecchino e il giorno dopo vi cade l'orecchio".


"Il meridionale che viene al nord e solidarizza più con il tunisino che non con il milanese rompe il patto di unità nazionale".

"Se si leggono i giornali sembra che la Lega abbia perso; basta leggere invece la Padania per capire che le cose non stanno così".

"Esempio di chi non si è dato per perso e alla fine ha sventato il pericolo rosso" (conduttore a proposito di Rocky IV).

"Berlusconi ha baciato la mano di Gheddafi perché ha tanto amore nel cuore e vuole portare la pace nel mondo".

"Ieri sul Corriere della Sera c'era un imbarazzante articolo di tal Aldo Grasso"
.

Salvini: "Cosa stai armeggiando lì con le mani sotto il tavolo?". Lei: "C'è un cosino che non entra".

"Ma non possiamo dichiarare guerra alla Tunisia?"

"Anche gli uccelli cantano in dialetto"

"Scusate, ma qui certi negozi hanno già messo fuori le bandiere italiane: ma possono venderle prima del 17?".

"La Scala è per i padani ciò che il Festival di Sanremo è per gli italiani".

"Una donna verrà giudicata per tutta la vita in base alla sua bellezza, quindi la bellezza va insegnata a scuola: la bellezza è educazione civica".

"Sul Sinai Mosè ha incontrato un UFO".

"Il problema è che molti padani hanno sviluppato la sindrome di Stoccolma e si credono italiani".

"I padani non sono chiusi in se stessi, anzi vogliono andare in giro per il mondo in cerca del senso dell'esistenza"
.

"La teoria evoluzionistica che ci insegnano a scuola è una balla
".

"Ho fatto alcune ricerche: un mio avo era compagno di Alberto Da Giussano".

"I cherubini erano in realtà macchine volanti con propulsori circolari nel di dietro".

"La censura di Stato ci nasconde la verità su Edmondo De Amicis".

  --> Seconda parte <---

08 ottobre, 2011

07 ottobre, 2011

"Steve Jobs deve tutto al Veneto"

"Questo Jobs, se ha fatto quel che ha fatto, lo deve a un veneto, perché se non era per il professor Faggin, un veneto che nel 1970 ha inventato il microprocessore, questo Jobs oggi non era nessuno".
Un'ascoltatrice di Radio Padania Libera

05 ottobre, 2011

04 ottobre, 2011

La Lega rapita dai marziani

Credevate che plesiosauri sfuggiti all'estinzione vivessero solo nei laghi della Scozia? Che i resti di antiche civiltà perdute si fossero inabissati unicamente al largo di Gibilterra? Che i cerchi neolitici fossero un'esclusiva dell'Inghilterra? E che gli Ufo siano stati avvistati la prima volta nel Nuovo Messico l'estate del 1947? Vi sbagliavate: prima di Loch Ness, c'è Varese; prima di Atlantide, c'è Varese; prima di Stonehenge, c'è Varese; prima del New Mexico, c'è, ancora una volta, Varese.

La Varese dei sette laghi («due custodirebbero un'antica città sommersa, mentre dalle acque di quello più grande talvolta emergerebbe un animale con la testa di cavallo»); la Varese inziatica («antiche tombe sono allineate verso il solstizio e l'equinozio, altre, disposte a triangolo isoscele, anticipano la scoperta di Pitagora di alcuni secoli»); la Varese paranormale («il monastero di Cairate sarebbe infestato dal fantasma di una donna riccamente vestita identificata come la regina Manigunda»); ma, soprattutto, la Varese aliena («Il primo incidente di un Ufo si è verificato qui nel 1933, quindi ben 14 anni prima dell'incidente di Roswell»).

A 'Voyager'? No, su Radio Padania, in una delle trasmissioni più incredibili e longeve dell'emittente leghista: 'Padania misteriosa': che in questi giorni sta consolando con le sue fughe nell'occulto i suoi ascoltatori depressi dalle vicende romane.

Condotta da Alfredo Lissoni - un ex insegnate di religione cattolica che su Radio Padania è anche commentatore politico - con la collaborazione del presidente del Centro ufologico nazionale, di un pilota dell'Aeronautica italiana, e di un «fisico ingegnere informatico» salvadoregno (pare che il Salvador sia il paradiso degli appassionati di dischi volanti), 'Padania misteriosa' tratta, ogni settimana, di rosari diabolici, psicospie, cerchi nel grano (il segretario della Lega Nord di Stresa: «Mi occupo di 'crop circles' da dieci anni e denuncio il tentativo di mistificazione operato da gente che dice di averli fatti con asticelle di legno»), di teletrasporto («si trasporta anche la coscienza? Chi arriva è lo stesso che è partito?»), di rapimenti alieni («ma le donne non vengono più inseminate fisicamente come negli anni 90, bensì recettorialmente»), di viaggi extracorporei («quasi noi tutti ogni notte usciamo dal corpo in astrale e andiamo a passeggio con i nostri amici»), e di Ufo, Ufo, e ancora Ufo. Perché «il Ticino, il Pavese, l'oltre Po e la Lombardia sono terra di Ufo: gli Ufo amano la Padania» (testuale).

Amore evidentemente ricambiato: in onda ininterrottamente da tre anni, 'Padania misteriosa' non solo ha retto agli avvicendamenti alla direzione della radio e alla nomina di Renzo Bossi a responsabile dei media del Carroccio, ma, mentre chiudevano rubriche storiche come 'Alpini padani' e 'Sindacato padano', ha anche raddoppiato la durata dei suoi appuntamenti, passata dai 30 minuti scarsi delle prime edizioni agli oltre 60 di quella attuale.

Si tratta, beninteso, di una trasmissione nella quale «parlare di Ufo significa parlare della nostra cultura e della nostra tradizione, perché la nostra gente ha sempre visto strani esseri: potremmo tradurre Ufo nei nostri dialetti per dargli una connotazione padana», dice in diretta il conduttore. E il pubblico leghista segue numeroso.

Tante le telefonare per offrire la propria testimonianza. Alcuni segnalano «la massiccia presenza di sfere luminose che, muovendosi contro l'antigravità, scendono nei boschi per prelevare flora e fauna». Altri raccontano di esperienze al limite del misticismo: «Era una sera d'estate e c'era un cielo bellissimo, pieno di stelle. Mi sono detto: se mi metto a suonare la cornamusa bergamasca vuoi vedere che rispondono? E quelli hanno risposto». Alla cornamusa bergamasca.

I più si limitano tuttavia a fornire una descrizione degli oggetti avvistati: Ufo a forma di fuso, di banana, di stadio da calcio, di sigaro (a Milano, di fianco al Pirellone) e di Boeing 707. C'è chi ne segnala di simili «a una carrozza ferroviaria, con grandi finestroni laterali» (e questo probabilmente è un effetto del doloroso e diffuso pendolarismo da Varese a Milano).

C'è poi la testimonianza di un pilota ufficiale, non si sa di che linea aerea: «Tanti altri miei colleghi li hanno visti, ma non parlano, altrimenti verrebbero sottoposti a visita di idoneità psicofisica e rischierebbero il brevetto di volo, poiché gli esami vengono fatti da scienziati che operano secondo ordini di scuderia e in base ai loro protocolli galileani».

La critica alla “scienza ufficiale” è una costante di 'Padania misteriosa': «Una disciplina così apparentemente modernista come l'ufologia può essere compresa soltanto attraverso le scienze tradizionali dell'antichità e del Medioevo, ossia tramite l'alchimia, l'astrologia e l'esoterismo, scienze che purtroppo, nell'epoca moderna, sono in pochi a praticare».

Accusati quindi di “oscurantismo” e di “ostruzionismo” non sono solo gli ambienti accademici («per restare attaccati al cadreghino sarebbero pronti a rinnegare qualunque cosa, non permettendo alle menti più eccelse di andare avanti»), ma anche il Cicap, Piero Angela e tutto il mondo, o presunto tale, della sinistra: «La sinistra ha da sempre questo concetto che si debba unicamente credere a ciò che si vede e che si tocca, e purtroppo sappiamo in quale direzione sia orientata la stampa. Chi vuole essere libero come siamo noi di Radio Padania fa una fatica tremenda, perché è in atto una congiura del silenzio, che investe anche il cinema, la letteratura e la cultura, tutti ambiti che sembrano di loro appannaggio. La destra e chi non canta nel coro viene zittito e dileggiato, con il risultato che le riviste scientifiche non pubblicano le ricerche sul teletrasporto e sui viaggi nel tempo».

Accuse che, per la verità, non hanno impedito a onorevoli dell'Italia dei Valori (come Ignazio Messina o Ivan Rota) e del Partito democratico (Daniele Marantelli) di prendere parte al programma. Perché gli animatori di Padania misteriosa sanno essere comprensivi: «Bisogna comunque rispettare gli scettici, in quanto la loro conformazione mentale evidentemente non gli permette di aprirsi più di tanto, poiché questo potrebbe causargli dei danni».

Il tutto assume connotati talvolta religiosi, come quando si parla dei Re Magi «che in realtà sono stati istruiti dagli extraterrestri») o quando si narrano le gesta del “Padre Pio del Nord”, un frate milanese dai poteri paranormali dei quali si serviva per rallentare i tram quando arrivava in ritardo alla fermata.

A volte invece si sconfina negli aspetti sessuali («Ci sono sorgenti padane da cui sgorga acqua afrodisiaca») o etnografici («ci sono uomini selvatici che popolerebbero le montagne della Padania per confermarci, psicologicamente, la nostra evoluzione, il nostro salto di qualità».

Poi, naturalmente, 'Padania misteriosa' incrocia talvolta anche la stretta attualità. Quando scoppiò il caso della scuola di Adro, ad esempio, fu affrontato di petto: «Il sole delle Alpi è un simbolo che risale ai catari, una setta che credeva in una divinità extraterrestre, tanto che quel simbolo potrebbe essere la stilizzazione di un Ufo».

In altri casi invece, la trasmissione viene usata proprio per eludere il presente (mentre si votava la fiducia sul ministro Romano: «In Canton Ticino è quasi in atto un'invasione di dischi volanti, ma in Italia non se ne parla, perché l'attenzione dei giornali è tutta spostata sui fatti politici»).

Certo, poi a volte telefonano anche gli scettici. Un ascoltatore, ad esempio, in un'occasione ha protestato: «Dietro tutto questo parlare di Ufo c'è il gruppo Bilderberg che vuole farci il lavaggio del cervello per imporre il Nuovo ordine mondiale. Perché non parlate di cose più serie come le scie chimiche?». Un altro ha invece chiesto: «Ma se davvero gli alieni esistono, perché non si manifestano pubblicamente?» e il conduttore gli ha risposto prontamente: «Forse perché sanno che, come successo con gli indiani d'America, noi verremmo assimilati, perdendo la nostra cultura, le nostre credenze, le nostre tradizioni». Insomma gli alieni sono federalisti e identitari, gente perbene che non vuole imporre i suoi modelli globalizzanti.

Ma gli argomenti vagamente misterici non sono un'esclusiva di 'Padania misteriosa'. A volte tracimano anche in altre trasmissioni dell'emittente leghista, come 'Cultura padana', una rubrica che si rifà al dio celtico Lug, inquisitore del mago Cagliostro. E' condotta da un professore di lettere, Andrea Rognoni, di recente rientrato da un viaggio in Inghilterra dov'era andato alla ricerca del Sacro Graal.

Nell'aprile del 2009, all'indomani del terremoto, Rognoni spiegò che «la città dell’Aquila è costruita seguendo la pianta di Gerusalemme e la Basilica di Collemaggio, rimasta in piedi per tanti secoli e caduta proprio ora, conserva, su una lastra, un inequivocabile segno: una torre sormontata da una mezzaluna». Il sisma insomma come presagio dell'islamizzazione dell'Europa. 

Daniele Sensi (per l'Espresso)

29 settembre, 2011

E ti telefono Lega

Libero: "La rivolta della base leghista: «Salvate Romano? Siete finiti»"; Sky Tg24: "«La Lega salva un Romano». Proteste e sfottò dei militanti"; Adnkronos: "Lega salva-Romano, l'ira della base sul web"; Il Corriere della Sera: "Io, sindaco leghista, tradito dal mio partito"; La Stampa: "Dal Piemonte al Veneto, l'urlo del Nord: «Muovetevi» . Radio Padania (oggi, primo pomeriggio):
"Innumerevoli avvistamenti UFO, negli ultimi mesi, in Canton Ticino, quasi un'invasione, ma in Italia non se ne parla, perché l'Italia ha tutta l'attenzione spostata su altri fatti, fatti politici, e i giornali si dimenticano di pubblicare queste cose... Abbiamo una telefonata: pronto? "Pronto, buongiorno. Io sono un astrofilo, ho diversi telescopi, e volevo segnalare che l'altro giorno, in cielo, ho visto uno strano oggetto a forma di banana".

28 settembre, 2011

Comunicato sindacale USICWeb

Comunicato Unione Sindacale dei Comunicatori Web Post a rete unificata #noleggebavaglio
Come è ormai noto, nelle ultime settimane, il Governo e la maggioranza sono tornati a parlare con insistenza della pretesa improrogabile urgenza di approvare il famoso DDL sulle intercettazioni e, come se non bastasse, di farlo ricorrendo, ancora una volta, al voto di fiducia, circostanza che precluderebbe qualsiasi modifica al testo del ddl in Parlamento. C'è un rischio sul quale occorre tenere gli occhi aperti e richiamare l'attenzione dei pochi politici che, sin qui, hanno mostrato un minimo di interesse per le cose del web: il testo del ddl intercettazioni attualmente in Parlamento contiene, ancora, la famigerata norma "ammazza blog" che impone ai gestori di tutti i "siti informatici" l'obbligo di procedere alla rettifica di ogni contenuto pubblicato dietro semplice richiesta - poco importa se fondata o infondata - del soggetto che se ne ritiene leso. Il comma 29 dell'art. 3 del Ddl il cui esame potrebbe riprendere nei prossimi giorni e concludersi a tempo di record, infatti, continua a prevedere che "Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono". La mancata rettifica nel termine, comporterebbe, per il blogger una sanzione pecuniaria sino a 12 mila euro. Il punto non è sottrarre il blogger alla responsabilità per quello che scrive perché è, anzi, sacrosanto che ne risponda ma, più semplicemente riconoscere la differenza abissale che c’è tra un blog ed un giornale o una televisione e tra un blogger - magari ragazzino - e un giornalista, una redazione o, piuttosto, un editore. Il primo - salvo eccezioni - sarà portato a rettificare “per paura” e non già perché certo di dover rettificare mentre i secondi, dinanzi ad una richiesta di rettifica, ci pensano, ci riflettono, la esaminano, la fanno esaminare e poi solo se sono davvero convinti di dovervi procedere, vi provvedono. Imporre un obbligo di rettifica a tutti i produttori “non professionali” di informazione, significa fornire ai nemici della libertà di informazione, una straordinaria arma di pressione - se non di minaccia - per mettere a tacere le poche voci fuori dal coro, quelle non raggiungibili, neppure nel nostro Paese, attraverso una telefonata all’editore e/o al principale investitore pubblicitario. Sarebbe davvero una sciagura per la libertà di parola sul web se, preoccupato di assecondare l'urgenza della maggioranza nell'approvazione del Ddl, il Parlamento licenziasse il testo nella sua attuale formulazione. Inutile ripetere che le conseguenze dell'entrata in vigore della norma sarebbero gravissime: ogni contenuto, informazione o opinione non gradita ai potenti dell'economia o della politica sarebbe destinata a vita breve sul web e ad essere rimossa - lecita o illecita che ne sia la sua pubblicazione - a seguito dell'invio di una semplice mail contenente una richiesta di rettifica. Quanti blogger rischierebbero 12 mila euro per difendere la loro libertà di parola? Non è il web che vorremmo e sta, pertanto, a noi evitare che sia il web che ci toccherà in sorte (G. Scorza).
COSA PUOI FARE?
Invitare i blogger, chi frequenta e "abita" la rete a condividere e diffondere (anche su facebook e su twitter) lo stesso post come segnale di protesta contro il comma 29, cosiddetto ammazza-blog. Il testo da diffondere è questo (qui raccogliamo invece tutte le adesioni, quindi segnalate l'url del vostro post):
Cosa prevede il comma 29 del ddl di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma ammazzablog?
Il comma 29 estende l’istituto della rettifica, previsto dalla legge sulla stampa, a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”, e quindi potenzialmente a tutta la rete, fermo restando la necessità di chiarire meglio cosa si deve intendere per “sito” in sede di attuazione. Cosa è la rettifica? La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere di questi media e bilanciare le posizioni in gioco, in quanto nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, questi potrebbero avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie. La rettifica, quindi, obbliga i responsabili dei giornali a pubblicare gratuitamente le correzioni dei soggetti che si ritengono lesi. Quali sono i termini per la pubblicazione della rettifica, e quali le conseguenze in caso di non pubblicazione? La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito. Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto? La rettifica prevista per i siti informatici è quella della legge sulla stampa, per la quale sono soggetti a rettifica tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni ritenute dai soggetti citati nella notizia “lesivi della loro dignità o contrari a verità”. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia, è quindi un criterio puramente soggettivo, ed è del tutto indifferente alla veridicità o meno della notizia pubblicata. Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false? E’ possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri. Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica? La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi sarà il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso. Sono soggetti a rettifica anche i commenti? Un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento (e contenuti similari) non dovrebbe essere soggetto a rettifica (B. Saetta).

24 settembre, 2011

Del radicamento territoriale leghista quando cadono i satelliti

Conduttore: “Parliamo del satellite e dei frammenti che potrebbero piovere sul Lombardo-Veneto... Abbiamo letto un comunicato che ci è arrivato poco fa in redazione da parte del presidente della Regione Piemonte Roberto Cota: sta cessando l'allarme per quanto riguarda il Piemonte... Fatto sta che questa sera, tra le 21 e 25 e le 22 e 04, e poi anche nel cuore della notte, c'è la possibilità che cadano dei frammenti. E' facile quindi capire come si stia diffondendo una certa psicosi perché -lo spiegano, questo, gli psicologi- c'è chiaramente la paura dell'irrazionale. Cos'è la paura dell'irrazionale? E' la paura di ciò che l'uomo non può controllare. Radio Padania vi fornirà degli aggiornamenti tramite gli amministratori leghisti del territorio”.

Fausto Carrara, assessore Protezione civile della Provincia di Bergamo: “Buonasera e Padania Libera. Non ci si deve preoccupare: la prima delle due traiettorie, quindi quella delle 21 e 25 fino alle 22 e 03, è stata esclusa come potenziale impatto, quindi rimane ufficialmente solo la traiettoria che va dalle 3 e 34 di questa notte alle 4 e 12 di domattina. Di conseguenza, il rischio che uno dei 26 frammenti del satellite cada sul territorio padano è calato dall'1,5 per cento allo 0,9. Ad ogni modo, possiamo dire ai radioascoltatori di rimanere nei piani più bassi degli edifici e, nel caso di eventuale e improbabile impatto, rimanere all'interno dei vani, delle porte, dei muri portanti... quelli un po' più spessi, per intenderci. Tuttavia credo che non ci sia assolutamente nulla da temere perché, dalle analisi che sono state effettuate sui 26 frammenti , è veramente molto, molto poco probabile che i frammenti siano in grado di abbattere un edificio. Potranno però generare problemi per chiunque dovesse trovarsi all'aperto, però, considerato l'orario, credo che dovrebbero essere pochi. Vi consiglio vivamente di trascorrere questa serata padana in serenità”.

Conduttore: “Volevo chiederti un tuo giudizio da amministratore: io, abitando qui vicino, di solito vado a casa a piedi o in bicicletta... ecco, io questa sera tra le 9 e le 9 e mezza eviterò di trovarmi per strada all'aperto. Il mio è un allarmismo ingiustificato oppure un bricilino di prudenza non guasta?
Fausto Carrara: “Un po' di prudenza non guasta mai, però l'ultima nota di qualche minuto fa diramata dal dipartimento nazionale della Protezione civile esclude categoricamente che possano esservi detriti in caduta tra le 21 e 25 e le ore 22 e 03, quindi le probabilità che vi possano essere feriti o danni alle persone in movimento è veramente ridotta al lumicino”.


Primo ascoltatore: “Buona Padania. Senta, io sto guardando sulla Padania di oggi a pagina 11 le traiettorie del satellite, ma non ho capito perché la traiettorie sono due. La prima traiettoria va da sud-ovest verso nord-est e poi ritorna da nord-ovest a sud-est: com'è possibile questa cosa? Il moto delle scie sicuramente ha una direzione, e prendere due direzioni a X diventa una cosa meccanicamente improbabile, perché l'inerzia del moto si spinge verso una direzione”.

Daniele Stival, assessore Protezione civile Regione Veneto: “Questo dipende dall'impatto che c'è con l'atmosfera. Fino a questa mattina c'era la cosiddetta 'traiettoria uno' che attraversava tutta la Padania, mentre questa sera c'è questo nuovo dispaccio di una sola traiettoria. Probabilmente festeggiano già i piemontesi e i liguri perché l'intersezione del satellite non c'è, resta il problema su tutto il Nord-Est. Avere l'1,1 per cento di probabilità è ovvio che ci lascia però sufficientemente tranquilli, anche se tutta la notte monitoreremo la situazione. Adesso l'ipotesi è fra le 3 e mezza e le 4 e un quarto di domani mattina... In passato non è mai successo quindi siamo abbastanza tranquilli, però, anche se a quell'ora dovrebbero essere tutti a dormire, diamo il messaggio ai cittadini che è bene che stiano al chiuso anziché all'aperto”.

Secondo ascoltatore: “Buonasera e buona Padania. Ma i danni del satellite, chi li paga? Perché, se quei pezzi cadono in Calabria, li dobbiamo poi pagare fino a vent'anni dalla caduta”.

Conduttore: “No... purtroppo si tratta di un satellite extracomunitario clandestino che vuole entrare solo in Padania”.

Terzo ascoltatore: “Pronto, Radio Padania? Io sono un meridionale e vedo che fate sempre le solite battute di spirito...”

Conduttore: “Purtroppo è sempre da voi che succedono le solite cose che invece di suscitare ironia suscitano sconforto e rabbia... In Calabria i conti della sanità vengono emanati per via orale... Le spese inaudite della Regione Sicilia... La Campania, la Sicilia e la Calabria hanno il 90 per cento dell'evasione Irpef, e l'80 per cento delle finte pensioni di invalidità che vi paghiamo noi sono nelle vostre Regioni... E c'è anche la Puglia a farvi compagnia.... La Sacra corona unita, la Camorra, la 'Ndrangheta. Io lo so perché ho un grandissimo rispetto per la gente meridionale".

Ascoltatore: “Vabbé, io non faccio parte di quelle tre Regioni: io sono della Basilicata. Comunque... voglio dire: purtroppo può cadere nel Nord Italia, ma spero che, se cade, cada in acqua e non faccia danni”.

da Radio Padania, 23.09.2011

22 settembre, 2011

«Cacciamo le Ong da Lampedusa»

Quello delle associazioni umanitarie che aiutano gli immigrati "informandoli esageratamente" dei loro diritti è un vecchio cruccio leghista. Ieri si trattava dei campi rom da sgomberare a Milano, oggi dei migranti detenuti nel Cie di Lampedusa. Della cui ribellione, esplosa martedì scorso dando alle fiamme il "centro di accoglienza", Angela Maraventano, senatrice della Lega e vicesindaco dell'isola, accusa, dalle onde di Radio Padania Libera, proprio le ONG: "Chiederò al Governo il loro allontanamento dall'isola, poiché sono le associazioni umanitarie che, venendo a vedere come li trattiamo e come non li trattiamo, fomentano questi delinquenti e ne sostengono le battaglie". Opinione condivisa da Bernardino De Rubeis, sindaco di Lampedusa, il quale, anch'egli intervenendo telefonicamente su Radio Padania Libera ("ho piena fiducia in Roberto Maroni perché è un ministro che ha avuto la forza di sterminare tutte le mafie presenti in Italia"), se la prende in particolare con le organizzazioni non governative che vigilano sulla condizione dei minori stranieri non accompagnati, "minori che in realtà non sono minori, poiché hanno 16 o 17 anni e sono ben dotati, pertanto dobbiamo stare attenti altrimenti ce li ritroviamo nelle camere da letto". 

 Daniele Sensi (per l'Espresso)
 

17 settembre, 2011

iPadania

"Voi che dite che la Padania non esiste e che nel mondo nessuno la conosce: ma lo sapete che un pezzo dell'iPhone lo fanno a Vimercate?"
Radio Padania, rubrica Giovani padani, 17.09.2011

13 settembre, 2011

Borghezio aiuta i neonazisti

Parigi, 14 luglio 2002, celebrazioni per l'anniversario della presa della Bastiglia. Lungo gli Champs-Élysées, 163 cadetti ufficiali dell'accademia di West Point e 75 pompieri di New York aprono il corteo militare, seguiti, a bordo di una jeep scoperta, dal presidente Jacques Chirac. A 150 metri, tra la folla, dietro le transenne, un ragazzo estrae una carabina e spara. Il presidente Chirac sembra non accorgersi di nulla e continua a salutare. ma nelle retrovie,la gente urla; qualcuno si scaglia sul ragazzo per strappargli il fucile dalle mani. Con l'auto presidenziale oramai lontana, fallito il tentativo di assassinare il capo dello Stato, il giovane tenta quindi di puntarsi l'arma addosso; ma è un attimo: gendarmeria e agenti in borghese lo raggiungono, lo immobilizzano e lo disarmano.

Ammanettato e condotto alla centrale della polizia parigina, il ragazzo verrà identificato come Maxime Brunerie, un fanatico neonazista già candidato alle elezioni municipali per il partito di estrema destra Mouvement national républicain e vicino al gruppo di Unité radicale, formazione extraparlamentare della destra rivoluzionaria. Da lì a un mese, Unité radicale sarà messa fuori legge «per ideologia razzista e antisemita e per incitamento all'odio e alla violenza». Da lì a nemmeno un anno, due dei maggiori esponenti di Unité radicale, Fabrice Robert e Philippe Vardon, daranno vita ad una nuova organizzazione politica, il Bloc identitaire, Blocco identitario.

Nizza, 9 settembre 2011, "Lou Bastioun", una delle "case identitarie" (bar, biblioteca e palestra di pugilato) del Blocco identitario, che qui opera con la sigla di Nissa rebela. Conferenza stampa congiunta di Mario Borghezio e Philippe Vardon, il quale, in veste di presidente della struttura regionale del Blocco, annuncia: «Mario Borghezio intende mettersi al servizio della popolazione nizzarda in qualità di deputato europeo».

Nei fatti: una presenza fissa, a cadenza settimanale, dell'eurodeputato leghista nella roccaforte del movimento neofascista francese. Condannato nel 2008 per "ricostituzione di gruppo disciolto" (il riferimento è proprio a Unité radicale) e per incitamento all'odio razziale, privato per due anni dei diritti politici, Vardon aggiunge: «Insieme lavoreremo alla creazione di una fondazione europea per la formazione dei giovani militanti: con la Lega Nord abbiamo un legame di vecchia data, che d'ora in avanti si farà ancora più stretto».

Un legame che risale almeno al 2008, quando, prendendo parte ai lavori di inaugurazione della nuova stagione politica di Nissa Rebela e accompagnato dall'allora vicesegretario della Lega Nord Liguria, Edoardo Rixi, Borghezio consigliò ai militanti identitari nizzardi, che gli chiedevano come fossero riusciti gli «identitari padani di andare al governo», di rivalutare il lavoro di personaggi come Julius Evola, capaci di fornire i «fondamenti metafisici e spirituali della battaglia identitaria». O ancora al 2009, quando una telecamera della televisione francese colse l'eurodeputato leghista suggerire a quegli stessi militanti la strategia delle strategie: «Occorre insistere molto sul lato regionalista del movimento. E' un buon modo per non essere considerati immediatamente fascisti nostalgici».

E che il Blocco identitario, sotto sotto, sia sempre lo stesso, ovvero la neonazista Unité radicale disciolta nel 2002, appare più che evidente da un documento trasmesso , la settimana scorsa, dall'emittente Canal +. Di nuovo una sede del Blocco identitario, di nuovo una telecamera nascosta. Un giornalista finge di voler aderire all'organizzazione. Questa la prima lezione di dottrina che gli viene impartita: «A Norimberga non è stato condannato solo l'ariano bianco, ma l'uomo europeo e i valori di cui quello era portatore. E' per questo che voi siete militanti identitari: non solo perché avete un capitale razziale nelle vene che tramanda geneticamente quei valori (…). Oggi il nemico, la nostra grande battaglia, è il meticciato. In quale famiglia oggi non c'è un meticcio? Tutti abbiamo una cugina che sta con un ragazzo di una qualche razza improbabile. Qui io vedo il pericolo, che i nostri giovani considerino ciò normale e che pensino che la negra che ci sta vicino sia un essere umano come te e me. E contro il meticciato non c'è battaglia militare che tenga: o hai una coscienza razziale o non la hai. Come ha scritto un altro pensatore: 'Ogni animale si accoppia solo con un simile della sua stessa specie'. Sta scritto nel Mein Kampf».

Un indottrinamento che passa pure per la musica. Tramite Alternative-s, un'etichetta indipendente che fa capo al Blocco identitario. Nel catalogo , anche brani italiani, dalla classica "Bandiera nera" ad una più recente "Me ne frego".

Gli stessi Philippe Vardon e Fabrice Robert un tempo suonavano in una rock band. Il ritornello di una loro hit faceva così: «Un proiettile per gli yankee, un proiettile per i cosmopoliti, un proiettile per i sionisti».

Ma è alla luce del sapore paramilitare dei campi estivi organizzati ogni anno dal Blocco identitario che la "fondazione europea per la formazione dei giovani militanti" cui accennava venerdì scorso Philippe Vardon appare inquietante. L'idea è di Borghezio, che l'aveva illustrata nel corso della Conferenza di Orange del 2009, meeting delle estreme destre di tutta Europa ancora una volta promosso dal Blocco identitario. Si deve il resoconto di quella giornata alla televisione svizzera : una «scuola politica che dia vita ad una comunità studentesca di soldati politici capaci di tener testa, sul terreno fisico, ai nostri avversari». 

Daniele Sensi (per l'Espresso)

09 settembre, 2011

07 settembre, 2011

On. Torazzi, Lega Nord: "I magistrati meridionali favoriscono la mafia"

"Se, oltre ad avere un ministro dell'Interno padano, avessimo anche i magistrati padani, probabilmente in Padania la mafia non esisterebbe, perché la nostra magistratura, che è fatta tutta di ragazzi del sud coi loro burocrati del sud, è un autentico groviera di informazioni: come fa uno a denunciare un mafioso se il mafioso, dopo tre minuti, lo sa perché viene informato da qualcuno, dagli amici? Perché questi sono così: qualcuno sarà codardo, qualcuno sarà venduto, qualcuno semplicemente facilone... Poi il magistrato, quando tornerà dalle ferie, quando avrà voglia, interverrà, perché questa è la loro cultura, il loro modo di fare".

Inoltre: "La Lega è fatta di Maroni che ha arrestato tantissimi mafiosi, ma è fatta anche di molti sindaci coraggiosi, come Cesarino Monti e Gentilini, che hanno preso iniziative contro i mafiosi, contro il riciclaggio, contro gli islamici (sic); poi è però intervenuta la Corte Costituzionale che, putacaso, è fatta tutta di ragazzi del sud che, putacaso, vengono da regioni mafiose".

E ancora: "Ci sono moltissimi immigrati del sud anche in Svizzera, e la Svizzera è da sempre un centro dove girano soldi e capitali, eppure, di estorsioni, in Svizzera non ce ne sono: come mai? Credo sia dovuto al fatto che in Svizzera ci sono i magistrati svizzeri".

A parlare, nel corso di un filo diretto con gli ascoltatori di Radio Padania Libera, è l'onorevole Alberto Torazzi, capogruppo del Carroccio in Commissione attività produttive. 

Di seguito, un estratto audio.

24 agosto, 2011

29 luglio, 2011

Il cavallo di Troia della Lega

"La Lega sta 'sovvertendo' il profilo di questo Paese dall'interno; la tattica è quella del cavallo di Troia: non potendo secedere la 'Padania', stanno padanizzando l'Italia. Secondo prassi democratiche, però, grazie ai tanti troiani che per ingenuità, opportunismo o indifferenza hanno spalancato loro le porte delle istituzioni": un'intervista sulla Lega per Valigia Blu.

16 luglio, 2011

Il non plus ultra

"Lunedì andremo alla Malpensa e partiremo alla ricerca del Sacro Graal"
Radio Padania, 16.07.2011

Qui l'audio: 

 

E qui il volantino, per chi volesse aggregarsi:

22 giugno, 2011

Non possono farlo

I capigruppo di tutte le forze di opposizione del consiglio comunale di Varese presentano un ordine del giorno congiunto per denunciare l'incompatibilità tra il giuramento di fedeltà alla "padania", pronunciato a Pontida dal sindaco Fontana, e quello per la Repubblica italiana, pronunciato dallo stesso sindaco pochi giorni prima, all'atto del suo insediamento. Una mozione di censura, tramite la quale le opposizioni "si dissociano da un comportamento lesivo dell’immagine della città di Varese e dall’uso improprio di una carica istituzionale". Ci si sarebbe potuti -e dovuti- spingere oltre, chiedendo le dimissioni del primo cittadino. Un'iniziativa che andrebbe comunque replicata in ognuno degli altri cinquantun comuni i cui sindaci, domenica scorsa, giurando per la "padania" hanno spergiurato sulla Costituzione.

21 giugno, 2011

Denunciamo Maroni, Bossi e Calderoli

Ieri scrivevo di Aldo Flora, il pensionato piemontese che, a seguito della Pontida di domenica scorsa, ha denunciato il ministro Maroni per alto tradimento, perché a nessun rappresentante delle istituzioni può essere concesso di inneggiare alla "padania libera e indipendente". Proprio sull'esempio di Aldo Flora, il gruppo "Difendiamo la democrazia!" promuove ora, su Facebook, una denuncia collettiva, diffusa e partecipata, dei ministri Maroni, Bossi e Calderoli. Per alto tradimento. E per vilipendio della Costituzione.

20 giugno, 2011

16 giugno, 2011

24 maggio, 2011

"Anche in Francia e Inghilterra hanno trasferito i ministeri". Ah sì?

Dunque Umberto Bossi insiste con il trasferimento dei ministeri: "Avviene in tutta Europa", dice, "in Francia e Inghilterra. Perché non deve esserci qui?". 

Bene, mi sono sfogliato una ad una le pagine Wikipedia relative ai ministeri del governo francese in carica. Ecco dove sono ubicati:  

Ministero degli Affari esteri, Quai d'Orsay 37, Parigi.
Ministero della Difesa
, Rue Saint-Dominique 14, Parigi.
Ministero dell'Ecologia, Sviluppo sostenibile e Trasporti, Boulevard Saint-Germain, Parigi
Ministero della Giustizia, Hôtel de Bourvallais, Place Vendôme, Parigi.
Ministero dell'Interno e dell'Immigrazione, Hôtel de Beauvau, Place Beauvau, Parigi.
Ministero dell'Economia, Finanze e Industria, Rue de Bercy 139, Parigi.
Ministero della Salute e del Lavoro, Rue de Grenelle 127, Parigi.
Ministero dell'Istruzione e della Gioventù, Rue de Grenelle 110, Parigi.
Ministero dei Conti pubblici e della Funziona pubblica, Rue de Bercy 139, Parigi.
Ministero dell'Istruzione superiore e della Ricerca, Rue Descartes 1, Parigi.
Ministero dell'Agricoltura e dell'Alimentazione, Rue de Varenne 78, Parigi.
Ministero della Cultura e della Comunicazione, Rue de Valois 3, Parigi.
Ministero delle Solidarietà e della Coesione sociale, Hôtel de Castries, Parigi.
Ministero della Città, Rue Saint-Dominique 35, Parigi.
Ministero dello Sport, Avenue de France 95, Parigi.
Rapporti con il Parlamento, Rue de Varenne 69, Parigi.

  (planimetria del "decentramento" francese)

 

Quelli di seguito, sono invece gli headquarter dei "dipartimenti ministeriali" del Regno Unito (i dicasteri inglesi si articolano in dipartimenti e uffici):

Dipartimento Affari e Innovazione, Victoria Street 1, Londra.
Dipartimento Comunità ed Enti locali, Eland House, Bressenden Place, Londra.
Dipartimento Cultura, Media e Sport, Coskspur Street 2-4, Londra.
Dipartimento dell'Educazione, Sanctuary Buildings, Great Smith Street, Londra.
Dipartimento Energia e Cambiamento climatico, Whitehall Place 3, Londra.
Dipartimento Ambiente, Alimentazione e Affari rurali, Nobel House, Smith Square, Londra.
Dipartimento per lo Sviluppo internazionale, Palace Street 1, Londra.
Dipartimento dei Trasporti, Marsham Street 76, Londra.
Dipartimento del Lavoro e della Previdenza, John Adam Street 1-11, Londra.
Dipartimento della Salute, Richmond House, Whitehall 79, Londra.
Dipartimento Garanzia dei crediti all'esportazione, Exchange Tower 2, Harbour Exchange Square, Londra.
Ufficio Esteri e Commonwealth, King Charles Street, Londra.
Ufficio Pari opportunità, Eland Hous, e Bressenden Place, Londra.
"
Her Majesty's Treasury" (Tesoro), Horse Guards Road 1, Londra.
"Home Office" (Interni), Marsham Street, Londra.
Ministro della Difesa, Whitehall, Londra.
Ministro della Giustizia, Petty France 102, Londra.
Ufficio Irlanda del Nord, Millbank 11, Londra.
Ufficio dell'Avvocato generale per la Scozia, Dover House, Whitehall, Londra.
Ufficio Scozia, Whitehall, Londra.
Ufficio Galles, Whitehall, Londra

 
(planimetria del "decentramento" inglese)