30 giugno, 2012

21 giugno, 2012

Nessuna pietà, neppure per i bambini

Pierluigi Pellegrin («io i neri li chiamo negri per gusto personale, per il piacere un po' perverso di essere insultato dai progressisti») conduce il preserale di Radio Padania Libera. Sua è la rubrica "Mai più senza società multiculturale", una rassegna stampa, quotidiana, di crimini più o meno gravi compiuti da cittadini stranieri in suolo "padano", una sorta di vespro dell'odio introdotto da un passaggio di "Colpa d'Alfredo" di Vasco Rossi ("è andata a casa con il negro la troia") e da un frammento dell'intervento di Nichi Vendola a Piazza Duomo per la vittoria di Pisapia ("noi vogliamo abbracciare i nostri fratelli rom e musulmani"). 

Con la voce che calca il tono sulle nazionalità dei «predoni stranieri» («calano i furti nei negozi, questa è la dimostrazione che i predoni stranieri oramai se la prendono con i più deboli, come gli anziani»), il suo è uno spazio che non risparmia neppure i bambini: «Avviato a Verona un programma di copertura vaccinale per un gruppo di bambini rom di origine rumena. Sarebbe una fantastica notizia, se esistesse il vaccino anti-furto»; o, ancora: «Assalto in villa ad opera di una banda di immigrati albanesi, e, per la serie le buone notizie non arrivano mai da sole, quasi la metà dei bambini nati a Susegana, nel trevigiano, è straniera: un futuro pieno di opportunità multiculturali come quella di cui vi ho appena dato notizia». 

Un'ossessione xenofoba che, ieri sera, non ha avuto pietà neppure per la piccola "Anna", una bimba ucraina, affetta da tetraplegia muscolare dalla nascita, che, a Treviso, grazie all'interessamento di una Onlus, ha finalmente acquistato l'uso delle gambe ma che, a causa dello scadere del visto turistico, rischiava l'espulsione prima del termine delle terapie mediche. Tra storie di scippi, furti e stupri, la vicenda ha fatto capolino nella rubrica di Pierluigi Pellegrin. Il quale -«adesso fatemi sconvolgere i borghesi con una battuta caustica»- ha così commentato: «Questa bambina, adesso, tutto sommato, può andarsene con le proprie gambe a casa sua». 

 Di seguito, l'audio:

 

(per il blog dell'Espresso)

07 giugno, 2012

Giovani padani: «Non è nella natura dei napoletani lavorare otto ore al giorno»

Una serata all'insegna della paranoia, ieri, su Radio Padania:
«Si guardino gli ultimi procuratori della Repubblica che abbiamo avuto a Mantova o a Vicenza, sono tutti uomini del meridione, questo perché lo Stato non vuole assolutamente che qualcuno di autoctono possa lavorare in certi posti, come anche nell'Agenzia delle Entrate del Veneto, la quale ha sì bandito un concorso per cento dipendenti, ma degli ottomila iscritti nessuno è di Verona o di Padova, proprio perché dietro c'è la volontà dello Stato centralista di sradicare le culture e le abitudini locali, quindi i nostri ragazzi nemmeno si iscrivono, perché vedono che i nomi di chi siede in commissione non sono nomi padani e sanno che i meridionali hanno la concezione della lobby e che quindi è possibile che vengano avvantaggiati coloro che provengono da una certa area.»
Sono i Giovani padani di Verona e del Veneto, i quali indirizzano un messaggio di fratellanza ai meridionali. Con queste parole:
«Noi non ce l'abbiamo con il Sud, non ce l'abbiamo con la Calabria o con la Campania, diciamo solo che siamo diversi: loro hanno le loro doti, le loro caratteristiche positive come quelle negative, noi ne abbiamo altre (...). C'è insomma una cultura diversa: si sa che ai napoletani non piace molto lavorare come quanto ne sono portati i padani. Bisogna però che vengano sviluppate le doti positive di ogni singolo popolo, non cercare di uniformarli tutti nel tentativo di dire anche ai napoletani: "Voi dovete lavorare 8 ore al giorno", perché probabilmente non è nella loro caratteristica - loro possono fare altre cose, magari sono bravi a cantare. Ognuno ha le sue specificità, insomma: come negli sport, dove si sa che gli africani sono generalmente più veloci nei 100 metri, così ogni popolo ha le sue attitudini. Non bisogna forzare quella che è la natura».
Di seguito, l'audio:

 

04 giugno, 2012

«La Padania vittima di un enorme progetto satanico»

«Sarà difficile trovare su giornali come l'Unità, o similari, notizie sui progetti occulti del Club Bilderberg, questo perché oggi la sinistra culturale è direttamente o indirettamente complice degli stessi poteri del Club Bilderberg. Ciò nonostante, alcune notizie sul Club Bilderberg sono passate grazie ad alcune interessanti trasmissioni televisive come Mistero, in cui ultimamente si è parlato spesso e volentieri del Club Bilderberg o di altre realtà che appartengono al peggior mondialismo. Ci sono infatti collegamenti del Club Bilderberg e della Trilateral Commission con alcuni aspetti esoterici e 'misteriosofici' -ossia con quello quello che io ho altre volte chiamato 'il cattivo esoterismo'. In altre parole, ci sono delle premesse di carattere non solo ideologico, ma anche pseudo-religiose, che starebbero alla base delle scelte fatte dai padroni del mondo. Qualcuno addirittura parla di 'ipoteca satanistica' , parla di conoscenze occulte che vengono usate male per riuscire in qualche modo ad impadronirsi dell'Universo.

Ieri sera, a Forlì, abbiamo avuto ospite alla nostra tavolata uno scrittore il quale ci ha raccontato come nella realtà ci sia una connessione tra il peggior satanismo e il mondialismo, portandoci ad esempio la famosa tela delle Nazioni Unite dove vengono riportati, in una immagine allucinante, i settantadue demoni che governano il mondo. Quindi se pensiamo come già la massoneria tradizionale sia stata complice di questa ipoteca satanistica, non possiamo che rimanere allarmati e disgustati da quanto i nuovi poteri forti si abbeverino e si allattino alle mammelle di Satana e di Dio Mammona per riuscire a portare a termine le cose che hanno in mente. Però in questo momento è meglio soffermarsi più particolarmente sugli aspetti economici e politici, perché ipotizzare che l'attuale Governo, non in termini di coscienza e di consapevolezza assoluta, sia in qualche modo un anello di una catena che ci tiene incatenati sulla base di idee, decisioni, progetti più grandi forse dello stesso pianeta Terra, questo è molto importante. L'Italia, probabilmente, e, soprattutto, la Padania, sono in questo momento al centro di questo progetto enorme».

Radio Padania, Andrea Rognoni, 
spazio "Cultura padana"
 
(per il blog dell'Espresso)