31 ottobre, 2011

I Bossi, questione di famiglia

Varese, 19 giugno 1987. La Lega Nord ancora non esisteva, ma, da nemmeno cinque giorni, Umberto Bossi già era senatore, anzi il "Senatùr". Un esordio fortunato per quella Lega Lombarda che egli stesso aveva fondato solo tre anni addietro e che ora, alla sua prima prova nazionale, era riuscita a raccogliere duecentomila voti, eleggendo un uomo anche a Montecitorio. In piazza del Podestà, in una sede di due stanze, computer e caminetto, si analizza il voto, si pianificano strategie e, naturalmente, si festeggia. Una festa che presto volge in lite e la lite in scazzottata. 

In due, tra i quali il neo senatore, si riversano fuori dandole di santa ragione a un terzo, il quale finirà all'ospedale urlando: "Tirerò fuori il dossier! Ve la farò vedere!". "C'è stata una semplice colluttazione", dirà poi Bossi: "E' un bravo ragazzo, era solo un po' agitato e gli abbiamo consigliato di andare a mangiare un pizza". Quel bravo ragazzo era Pierangelo Brivio, cognato di Umberto, marito della sorella Angela. Pare che all'origine del diverbio vi fosse la composizione delle liste: Bossi aveva escluso Brivio dalla competizione, tenendo per sé la testa di lista in tutte le circoscrizioni e non facendo correre il cognato nelle due che quello aveva reclamato. Di lì a breve, Brivio viene espulso dal partito. Per tutta risposta, Angela Bossi interrompe ogni rapporto con il fratello e, assieme al marito, fonda un nuovo soggetto politico, Autonomia Alleanza Lombarda, con il dichiarato obiettivo di strappare voti alla Lega.

Magri i risultati (un seggio al Pirellone nel 1990 e una manciata di consiglieri comunali nelle successive elezioni amministrative), ma ampia la copertura mediatica nel 1993, quando Angela sfida Marco Formentini nella corsa a sindaco di Milano. Alla stampa dichiara: "Mio fratello è un mantenuto, non ha mai lavorato in vita sua". Più articolato il marito: "Mio cognato è fuori di testa, si comporta come Craxi o come i potenti mafiosi del Sud: si crede il grande imperatore del Nord e invece è soltanto il padroncino di un'azienda in liquidazione. Ormai la Lega è un partito come gli altri, pronto a spartirsi le poltrone che il Palazzo mette a disposizione".

Il giornale di Alleanza Lombarda, primo di tanti partiti che negli anni, per gemmazione, sarebbero nati da quella che nel frattempo si costituisce come Lega Nord (compreso il Partito federalista di Gianfranco Miglio, che della Lega era l'ideologo) additerà Umberto Bossi come il "nemico numero uno", dedicando intere prime pagine ai "fatti e misfatti del partito che dice di fare gli interessi dei lombardi ma che ha tradito la causa autonomista il giorno stesso che ha messo piede a Roma".

In quegli stessi anni, ben più generoso appare Franco Bossi, il secondogenito di casa, che confiderà di aver anche lui litigato col fratello, ma "solo perché la sera io volevo dormire, mentre lui non voleva saperne di spegnere la luce, perché leggeva, leggeva sempre, dalla filosofia ai classici greci". Una generosità presto ricambiata. Licenza di scuola media inferiore, l'unico della famiglia ad essere rimasto nel paese natale dove manda avanti un negozio di autoricambi, Franco Bossi, già consigliere comunale a Gallarate, viene dapprima nominato commissario tecnico della squadra di ciclismo padana, quindi membro del consiglio di amministrazione Aler, la società che gestisce le case popolari di Varese, e infine, nel 2004, viene assunto all'Europarlamento in qualità di assistente accreditato dell'onorevole Francesco Speroni. Assistente accreditato, ovvero portaborse, ovvero 12.750 euro al mese.

"La lotta per la libertà della Padania continuerà anche dopo di me, con i miei figli", andava oramai ripetendo Umberto Bossi nei suoi comizi. Così, al seguito di Matteo Salvini, al Parlamento europeo ci finisce anche il primogenito Riccardo, avuto dalla prima moglie Gigliola Guidali. 23 anni, grande ammiratore di Napoleone ("sono andato anche a vedere il campo di battaglia dove perse") e già a busta paga, qualche anno prima, di "Made in Padania Scrl", una delle "cooperative padane" che Umberto Bossi aveva fortemente voluto nel tentativo di imitare il sistema delle Coop rosse ma che già allora stavano andando a rotoli, Riccardo Bossi replicherà, serafico, alle accuse di nepotismo mosse al padre dalla stampa: "Dov'è il problema? Se uno ha un'azienda chi pensa di inserire? I suoi figli o degli estranei?". Chiusa la breve parentesi europea (il padre lo farà tornare per mettere a tacere le polemiche) Riccardo potrà dedicarsi interamente alla sua vera passione: le gare di rally. Continuerà a dichiararsi interessato di politica, ma in televisione comparirà solo più nei rotocalchi rosa, per una storia sentimentale con una delle ragazze della scuderia Mora.

Il 2004, per Umberto Bossi, è anche l'anno della malattia. Verrà assistito dalla seconda e attuale moglie, Manuela Marrone. Insegnante del collegio delle suore di Sant'Ambrogio, già eletta al consiglio provinciale di Varese nel 1987, Manuela Marrone, stratega occulta e anima nera della Lega secondo gli avversari di quel "cerchio magico" che attorno a lei , proprio in quei giorni, si dice abbia preso forma, è "baby-pensionata" dal 1992 (766,37 euro al mese), data in cui, all'età di 39 anni, decide di ritirarsi dall'insegnamento per fondare, solo sei anni dopo, la scuola Bosina, ossia una paritaria (materna, elementare e secondaria) improntata "alla scoperta delle radici culturali che educa i bambini anche attraverso racconti popolari, fiabe, leggende e filastrocche legate alle tradizioni locali".

Frequentata da molti dei figli della nomenclatura leghista varesina, la scuola, conosciuta anche come "Libera scuola dei popoli padani" , tra il 2009 e il 2010 beneficia della cosiddetta "legge mancia" , provvedimento, varato in finanziaria, attraverso il quale i parlamentari dei diversi schieramenti finanziano enti ed associazioni: in totale, 800 mila euro per "spese di ampliamento e ristrutturazione". Una somma che manda finalmente in pari il bilancio di una scuola i cui conti, nell'ultimo anno, erano stati in rosso di 500 mila euro su un milione di ricavi.

A Manuela Marrone, che della Lega è cofondatrice (da statuto, uno dei "padri fondatori" cui spetta la funzione consultiva del segretario federale), si deve certamente la candidatura del figlio Renzo alle regionali lombarde, che valgono al trota il seggio al Pirellone. E mentre anche gli altri figli si fanno grandi (uno, Eridano Sirio, compirà la maggiore età nel 2013; l'altro, Roberto Libertà, che di anni ne ha 21, già si sta facendo le ossa nello staff del padre), un non ancora noto membro della famiglia Bossi si fa avanti: Matteo Ambrogio Brivio. Figlio di Pierangelo Brivio e di Angela Bossi, alla morte del padre, Matteo assume la guida di Alleanza Lombarda e alle amministrative del 2007 si allea con il centrodestra. Successivamente, entra nella Lega Nord, facendosi eleggere nel comune di Samarate, nel varesotto, dove, dal 2010, è assessore ai Servizi pubblici e al Patrimonio. Classe 1981, architetto, avremmo voluto saperne di più di lui e del suo percorso politico, così come avremmo voluto sapere se anche la madre avesse nel frattempo mutato opinione sulla Lega e sul fratello Umberto. Di tre email inviate, una sola risposta: "Sia io che mia madre non riteniamo di aver nulla da dire". Intestazione del mittente ( indirizzo gmail, mica un indirizzo istituzionale): "Assessore Matteo Brivio". Nemmeno facesse Bossi di cognome e Renzo di nome. 

Daniele Sensi (per l'Espresso)

24 ottobre, 2011

La Lega a pezzi attacca i "negri"

La sponda piemontese del Lago Maggiore come il deserto per Gesù, come il Sinai per Mosè e come il fiume del divenire per Siddharta. Un soggiorno nel Verbano-Cusio-Ossola da cui Pierluigi Pellegrin, conduttore di Radio Padania Libera, questa estate è tornato cambiato, consapevole: «Non ho visto un solo immigrato, e le cose funzionavano benissimo. I ristoranti erano più efficienti, perché è molto più semplice parlare con un cameriere nostrano piuttosto che con un thailandese o un marocchino». Un'autentica rivelazione: «Durante quella settimana ho provato una sensazione di inaudita libertà, ho sentito di vivere in una società a mia dimensione, a mia misura. Mi sono sentito finalmente libero». Da quella breve vacanza, il senso di una missione: «Lì ho capito che bisogna stare attenti prima di arrendersi all'orda dell'immigrazione come a un qualche cosa di inevitabile».

Una palingenesi interiore da cui è nata "Mai più senza società multiculturale", la più giovane tra le rubriche dell'emittente di via Bellerio, una delle poche che, in una Lega oramai lacerata, riesca ancora a mettere tutti d'accordo: maroniani e bossiani, fedeli al cerchio magico e seguaci del "triangolo magico" (così Alessandro Vedani, uno dei "dissidenti" di Varese, su Facebook: «Al cerchio magico, io preferisco il triangolo magico, quello femminile»).

Improntata ad una concezione della giustizia a "preferenza nazionale" («Lite tra un veronese e un extracomunitario. La giustizia italiana a chi ha dato ragione secondo voi? All'extracomunitario»), "Mai più senza" è una rassegna stampa focalizzata su crimini più o meno gravi compiuti da cittadini stranieri nel nord Italia; un resoconto ossessivo di scippi, furti, razzie e aggressioni, con il conduttore che senza sosta calca il tono sulle nazionalità dei lori autori: marocchini, tunisini, albanesi, rumeni, ma anche russi, ucraini e moldavi, perché «la nostra è una rubrica ecumenica, non si dica che siamo sempre anti-islamici». Scopo: mostrare «quale risorsa, quale opportunità per il nostro futuro» siano «questi immigrati che ci portano il loro modo di essere, il loro pensiero, la loro lingua, la loro umanità e che a Venezia, ad esempio, spacciano cocaina nel centro storico». Uno spazio di «resistenza all'assuefazione mondialista» che riesuma un linguaggio che credevamo oramai lontano: «Domandina a voi che ascoltate: chi sono peggio, questi negri che oramai ci impediscono di vivere a casa nostra o coloro che li sostengono?».

In onda ogni giorno all'ora di cena, la rubrica si trascina per una decina di minuti in una lettura della cronaca locale che è tutto un chiosare e postillare, con l'immigrazione che ne esce rappresentata come un fenomeno inevitabilmente criminogeno: polizia arresta due spacciatori? «Si tratta di due magrebini, naturalmente»; appuntamento al buio finisce in stupro e botte? «Artefice dell'impresa, ovviamente, è un albanese»; aggredito all'uscita di un'agenzia di viaggi? «Da un gruppo di extracomunitari, e da chi se no». Bersaglio privilegiato restano i nomadi: «Due ragazzini dodicenni rubano cinque euro all'insegnante di educazione fisica... Due ragazzini? No, due zingari!»; «due zingarelle scippano anziana per strada... Io avrei detto due bastarde»; «diciassettenne picchiata dal ragazzo... Indovinate? Il ragazzo è un nomade, uno zingaro! Oltre alla conclamata abitudine del furto, hanno evidentemente anche quella di picchiare le donne».

Un rosario dell'odio che non si ferma neppure davanti all'infanzia. Verona: l'associazione Medici per la Pace avvia un programma di copertura vaccinale per un gruppo di bambini rom di origine rumena. Questo il commento di Pellegrin: «Sarebbe una fantastica notizia, se esistesse il vaccino antifurto». Sempre Pellegrin, dopo aver riferito di un assalto in villa operato da una banda di immigrati albanesi: «Per la serie le buone notizie non arrivano mai da sole, quasi la metà dei bambini nati a Susegana, nel trevigiano, è straniera. Un futuro pieno di opportunità multiculturali come quelle di cui vi ho dato notizia».

Pierluigi Pellegrin assicura tuttavia di non voler generalizzare: «Mi rendo conto che la mia rubrica comporti questo rischio, ma è un rischio che dobbiamo correre». A riprova, racconta di una commessa che, aiutata («pensate un po'») da un senegalese, rincorre e atterra un ladro («guarda caso, un georgiano»): «La notizia di un immigrato che aiuta a sventare un furto è come la notizia dell'uomo che morde il cane». In una rassegna stampa che conosce solo delinquenza allogena («Arrestato pusher che spacciava ai ragazzini... Un pusher magrebino, mica udinese, pordenonese o bergamasco»), nonostante l'accurata selezione delle notizie, talvolta capita che anche cognomi veneti o lombardi facciano capolino tra quelli dei criminali. Ma il conduttore non si scompone: «Arrestati tre spacciatori.... Una è italiana, ma comunque sta con l'africano»; oppure: «Beccato senza biglietto a bordo di un autobus, ragazzo picchia il controllore.... Il ragazzo è italiano, ma insieme a lui c'era un nordafricano». Quando il cognome tradisce origini meridionali, non c'è però "attenuante" che tenga: «Inscena finta rapina per finanziare un secondo colpo ma viene bloccato dagli agenti... L'arrestato è un calabrese. Anche questa è la società multiculturale». 

Daniele Sensi (per l'Espresso)

Radio Padania contro "negri" e calabresi

"Mai più senza società multiculturale", la rubrica dell'odio di Radio Padania Libera. In onda da poche settimane, attacca immigrati e rom, ma anche napoletani, pugliesi e calabresi. Da leggere, e da ascoltare, sull'Espresso.

22 ottobre, 2011

Non li vedremo più in tv

Questo sul fronte mediatico; su quello territoriale, invece, pronto il commissariamento di sei sezioni. Tra le prime reazioni, quella del "dissidente" Alessandro Vedani, che, su Facebook, pare prenderla bene: "Al cerchio magico io preferisco il triangolo magico. Quello femminile"

19 ottobre, 2011

17 ottobre, 2011

Daniela Santanché: «Come diceva 'Job di Apple', nella vita bisogna avere fame»

Ospite di Radio Padania per commentare gli scontri di sabato scorso a Roma, oggi Daniela Santanché ha detto questa cosa qui: 

"Quella piazza va condannata a prescindere, per gli atti di violenza che ci sono stati, senza fare divisioni tra buoni e cattivi. Gianfranco Fini è con quella piazza, combatte le battaglie sbagliate di quella piazza, arma la violenza nella stessa maniera".
E, poi: 
"Anziché manifestare, che vadano a lavorare, perché in piazza ci sono i figli dei borghesi, annoiati, che non hanno fame. Come diceva Job (sic) di Apple: nella vita, per riuscire, bisogna avere fame".

 


13 ottobre, 2011

Anche i padani nel loro piccolo s'incazzano

Cose, sentite su Radio Padania, che da sole non valevano un post, ma che, tutte assieme, hanno un loro perché. 

"Una mia amica aveva l'occhio infiammato e il medico gli ha detto che è una malattia che si prende dagli immigrati. Loro convivono -specialmente quelli di una certa razza- con questo virus: lo vedete che hanno sempre gli occhi arrossati?"

"Noi non siamo contro il voto agli immigrati, l'importante è che prima abbiano acquisito la cittadinanza italiana".

"La morìa di uccelli è causata dalle scie chimiche degli aerei: è in atto un progetto per sterminare l'umanità". Risponde l'onorevole Carolina Lussana: "Chiederemo ai nostri esperti".

"Pub nel varesotto assume ragazza. Si richiede conoscenza dell'inglese e della lingua locale".

"Chi ha accusato Milano di farsi fare le magliette dalla Cina sappia che le magliette sono state fatte in Cambogia, che non c'entra nulla con la Cina e che anzi merita aiuto e rispetto per aver cacciato Pol Pot".

"Dio non vuole l'ingresso della Turchia in Europa".

"Cosa dicono del Piemonte negli Stati Uniti?"

Giovane padano: "Anch'io anni fa pensavo a fare la guerra civile. Ma poi feci un sogno premonitore: Shakespeare che mi mostrava un campo di sangue, e ci ripensai".

"Noi leghisti siamo la crema della società".

"Ricordiamo il sito del settore cultura dei giovani padani che è cultura@giovanipadani.com".

"I giovani che protestano contro la legge sulle intercettazioni sono figli della cultura yuppie degli anni '80".

"CLN? E che significa 'sta sigla? Perché la sinistra parla così difficile?"

"Gli alieni sono creature del diavolo: di notte mi vengono in casa a minacciare di morte". Conduttore: "Prima di staccare lasci il suo numero in regia, che vogliamo ricontattarla".

"Giordano Bruno venne bruciato sul rogo perché aveva scoperto un codice alfanumerico col quale comunicare con gli extraterrestri" .

"Io ho una passione per i treni, e la notte vado nelle stazioni a vedere i treni merce".

"Buona Padania, sono Cosmo, fratello in spirito di Gesù".

"Sono leghista dal 1987 e non ho mai pagato le tasse".

"E' online il sito della Padania. Potete visitarlo con il vostro computer oppure, se siete di quelli fighi, con il vostro wordPad".

"Dire che non esiste la Padania è come dire che non esiste l'Etruria".

"Dietro certe donne, che con tutti i giovani che ci sono qua vanno a prendersi i negri e i marocchini, c'è un deliberato piano mondialista d'invasione dell'Europa".

"I carabinieri hanno moduli prestampati con su scritto RISERVATISSIMO sui quali annotare gli avvistamento UFO".

"Anche noi donne dobbiamo dimostrare di avercelo duro".

"Coloro che si permettono di giudicare gli uomini della Lega finiranno dannati" .

"I milanesi hanno votato Pisapia perché non hanno ancora provato ciò che abbiamo provato noi qui a Torino: gli zingari che vengono a rubarci i pomodori".

"Davanti a casa mia è passato il solito negro, il solito negrone, ma uno di quelli con le treccine, ché quelli con le treccine hanno la faccia ancora più brutta".

"Voi che votavate Lega e che non la votate più, vergognatevi, perché state togliendo il pane ai vostri figli".

"Non comprate dai cinesi, che poi vi infilate l'orecchino e il giorno dopo vi cade l'orecchio".


"Il meridionale che viene al nord e solidarizza più con il tunisino che non con il milanese rompe il patto di unità nazionale".

"Se si leggono i giornali sembra che la Lega abbia perso; basta leggere invece la Padania per capire che le cose non stanno così".

"Esempio di chi non si è dato per perso e alla fine ha sventato il pericolo rosso" (conduttore a proposito di Rocky IV).

"Berlusconi ha baciato la mano di Gheddafi perché ha tanto amore nel cuore e vuole portare la pace nel mondo".

"Ieri sul Corriere della Sera c'era un imbarazzante articolo di tal Aldo Grasso"
.

Salvini: "Cosa stai armeggiando lì con le mani sotto il tavolo?". Lei: "C'è un cosino che non entra".

"Ma non possiamo dichiarare guerra alla Tunisia?"

"Anche gli uccelli cantano in dialetto"

"Scusate, ma qui certi negozi hanno già messo fuori le bandiere italiane: ma possono venderle prima del 17?".

"La Scala è per i padani ciò che il Festival di Sanremo è per gli italiani".

"Una donna verrà giudicata per tutta la vita in base alla sua bellezza, quindi la bellezza va insegnata a scuola: la bellezza è educazione civica".

"Sul Sinai Mosè ha incontrato un UFO".

"Il problema è che molti padani hanno sviluppato la sindrome di Stoccolma e si credono italiani".

"I padani non sono chiusi in se stessi, anzi vogliono andare in giro per il mondo in cerca del senso dell'esistenza"
.

"La teoria evoluzionistica che ci insegnano a scuola è una balla
".

"Ho fatto alcune ricerche: un mio avo era compagno di Alberto Da Giussano".

"I cherubini erano in realtà macchine volanti con propulsori circolari nel di dietro".

"La censura di Stato ci nasconde la verità su Edmondo De Amicis".

  --> Seconda parte <---

08 ottobre, 2011

07 ottobre, 2011

"Steve Jobs deve tutto al Veneto"

"Questo Jobs, se ha fatto quel che ha fatto, lo deve a un veneto, perché se non era per il professor Faggin, un veneto che nel 1970 ha inventato il microprocessore, questo Jobs oggi non era nessuno".
Un'ascoltatrice di Radio Padania Libera

05 ottobre, 2011

04 ottobre, 2011

La Lega rapita dai marziani

Credevate che plesiosauri sfuggiti all'estinzione vivessero solo nei laghi della Scozia? Che i resti di antiche civiltà perdute si fossero inabissati unicamente al largo di Gibilterra? Che i cerchi neolitici fossero un'esclusiva dell'Inghilterra? E che gli Ufo siano stati avvistati la prima volta nel Nuovo Messico l'estate del 1947? Vi sbagliavate: prima di Loch Ness, c'è Varese; prima di Atlantide, c'è Varese; prima di Stonehenge, c'è Varese; prima del New Mexico, c'è, ancora una volta, Varese.

La Varese dei sette laghi («due custodirebbero un'antica città sommersa, mentre dalle acque di quello più grande talvolta emergerebbe un animale con la testa di cavallo»); la Varese inziatica («antiche tombe sono allineate verso il solstizio e l'equinozio, altre, disposte a triangolo isoscele, anticipano la scoperta di Pitagora di alcuni secoli»); la Varese paranormale («il monastero di Cairate sarebbe infestato dal fantasma di una donna riccamente vestita identificata come la regina Manigunda»); ma, soprattutto, la Varese aliena («Il primo incidente di un Ufo si è verificato qui nel 1933, quindi ben 14 anni prima dell'incidente di Roswell»).

A 'Voyager'? No, su Radio Padania, in una delle trasmissioni più incredibili e longeve dell'emittente leghista: 'Padania misteriosa': che in questi giorni sta consolando con le sue fughe nell'occulto i suoi ascoltatori depressi dalle vicende romane.

Condotta da Alfredo Lissoni - un ex insegnate di religione cattolica che su Radio Padania è anche commentatore politico - con la collaborazione del presidente del Centro ufologico nazionale, di un pilota dell'Aeronautica italiana, e di un «fisico ingegnere informatico» salvadoregno (pare che il Salvador sia il paradiso degli appassionati di dischi volanti), 'Padania misteriosa' tratta, ogni settimana, di rosari diabolici, psicospie, cerchi nel grano (il segretario della Lega Nord di Stresa: «Mi occupo di 'crop circles' da dieci anni e denuncio il tentativo di mistificazione operato da gente che dice di averli fatti con asticelle di legno»), di teletrasporto («si trasporta anche la coscienza? Chi arriva è lo stesso che è partito?»), di rapimenti alieni («ma le donne non vengono più inseminate fisicamente come negli anni 90, bensì recettorialmente»), di viaggi extracorporei («quasi noi tutti ogni notte usciamo dal corpo in astrale e andiamo a passeggio con i nostri amici»), e di Ufo, Ufo, e ancora Ufo. Perché «il Ticino, il Pavese, l'oltre Po e la Lombardia sono terra di Ufo: gli Ufo amano la Padania» (testuale).

Amore evidentemente ricambiato: in onda ininterrottamente da tre anni, 'Padania misteriosa' non solo ha retto agli avvicendamenti alla direzione della radio e alla nomina di Renzo Bossi a responsabile dei media del Carroccio, ma, mentre chiudevano rubriche storiche come 'Alpini padani' e 'Sindacato padano', ha anche raddoppiato la durata dei suoi appuntamenti, passata dai 30 minuti scarsi delle prime edizioni agli oltre 60 di quella attuale.

Si tratta, beninteso, di una trasmissione nella quale «parlare di Ufo significa parlare della nostra cultura e della nostra tradizione, perché la nostra gente ha sempre visto strani esseri: potremmo tradurre Ufo nei nostri dialetti per dargli una connotazione padana», dice in diretta il conduttore. E il pubblico leghista segue numeroso.

Tante le telefonare per offrire la propria testimonianza. Alcuni segnalano «la massiccia presenza di sfere luminose che, muovendosi contro l'antigravità, scendono nei boschi per prelevare flora e fauna». Altri raccontano di esperienze al limite del misticismo: «Era una sera d'estate e c'era un cielo bellissimo, pieno di stelle. Mi sono detto: se mi metto a suonare la cornamusa bergamasca vuoi vedere che rispondono? E quelli hanno risposto». Alla cornamusa bergamasca.

I più si limitano tuttavia a fornire una descrizione degli oggetti avvistati: Ufo a forma di fuso, di banana, di stadio da calcio, di sigaro (a Milano, di fianco al Pirellone) e di Boeing 707. C'è chi ne segnala di simili «a una carrozza ferroviaria, con grandi finestroni laterali» (e questo probabilmente è un effetto del doloroso e diffuso pendolarismo da Varese a Milano).

C'è poi la testimonianza di un pilota ufficiale, non si sa di che linea aerea: «Tanti altri miei colleghi li hanno visti, ma non parlano, altrimenti verrebbero sottoposti a visita di idoneità psicofisica e rischierebbero il brevetto di volo, poiché gli esami vengono fatti da scienziati che operano secondo ordini di scuderia e in base ai loro protocolli galileani».

La critica alla “scienza ufficiale” è una costante di 'Padania misteriosa': «Una disciplina così apparentemente modernista come l'ufologia può essere compresa soltanto attraverso le scienze tradizionali dell'antichità e del Medioevo, ossia tramite l'alchimia, l'astrologia e l'esoterismo, scienze che purtroppo, nell'epoca moderna, sono in pochi a praticare».

Accusati quindi di “oscurantismo” e di “ostruzionismo” non sono solo gli ambienti accademici («per restare attaccati al cadreghino sarebbero pronti a rinnegare qualunque cosa, non permettendo alle menti più eccelse di andare avanti»), ma anche il Cicap, Piero Angela e tutto il mondo, o presunto tale, della sinistra: «La sinistra ha da sempre questo concetto che si debba unicamente credere a ciò che si vede e che si tocca, e purtroppo sappiamo in quale direzione sia orientata la stampa. Chi vuole essere libero come siamo noi di Radio Padania fa una fatica tremenda, perché è in atto una congiura del silenzio, che investe anche il cinema, la letteratura e la cultura, tutti ambiti che sembrano di loro appannaggio. La destra e chi non canta nel coro viene zittito e dileggiato, con il risultato che le riviste scientifiche non pubblicano le ricerche sul teletrasporto e sui viaggi nel tempo».

Accuse che, per la verità, non hanno impedito a onorevoli dell'Italia dei Valori (come Ignazio Messina o Ivan Rota) e del Partito democratico (Daniele Marantelli) di prendere parte al programma. Perché gli animatori di Padania misteriosa sanno essere comprensivi: «Bisogna comunque rispettare gli scettici, in quanto la loro conformazione mentale evidentemente non gli permette di aprirsi più di tanto, poiché questo potrebbe causargli dei danni».

Il tutto assume connotati talvolta religiosi, come quando si parla dei Re Magi «che in realtà sono stati istruiti dagli extraterrestri») o quando si narrano le gesta del “Padre Pio del Nord”, un frate milanese dai poteri paranormali dei quali si serviva per rallentare i tram quando arrivava in ritardo alla fermata.

A volte invece si sconfina negli aspetti sessuali («Ci sono sorgenti padane da cui sgorga acqua afrodisiaca») o etnografici («ci sono uomini selvatici che popolerebbero le montagne della Padania per confermarci, psicologicamente, la nostra evoluzione, il nostro salto di qualità».

Poi, naturalmente, 'Padania misteriosa' incrocia talvolta anche la stretta attualità. Quando scoppiò il caso della scuola di Adro, ad esempio, fu affrontato di petto: «Il sole delle Alpi è un simbolo che risale ai catari, una setta che credeva in una divinità extraterrestre, tanto che quel simbolo potrebbe essere la stilizzazione di un Ufo».

In altri casi invece, la trasmissione viene usata proprio per eludere il presente (mentre si votava la fiducia sul ministro Romano: «In Canton Ticino è quasi in atto un'invasione di dischi volanti, ma in Italia non se ne parla, perché l'attenzione dei giornali è tutta spostata sui fatti politici»).

Certo, poi a volte telefonano anche gli scettici. Un ascoltatore, ad esempio, in un'occasione ha protestato: «Dietro tutto questo parlare di Ufo c'è il gruppo Bilderberg che vuole farci il lavaggio del cervello per imporre il Nuovo ordine mondiale. Perché non parlate di cose più serie come le scie chimiche?». Un altro ha invece chiesto: «Ma se davvero gli alieni esistono, perché non si manifestano pubblicamente?» e il conduttore gli ha risposto prontamente: «Forse perché sanno che, come successo con gli indiani d'America, noi verremmo assimilati, perdendo la nostra cultura, le nostre credenze, le nostre tradizioni». Insomma gli alieni sono federalisti e identitari, gente perbene che non vuole imporre i suoi modelli globalizzanti.

Ma gli argomenti vagamente misterici non sono un'esclusiva di 'Padania misteriosa'. A volte tracimano anche in altre trasmissioni dell'emittente leghista, come 'Cultura padana', una rubrica che si rifà al dio celtico Lug, inquisitore del mago Cagliostro. E' condotta da un professore di lettere, Andrea Rognoni, di recente rientrato da un viaggio in Inghilterra dov'era andato alla ricerca del Sacro Graal.

Nell'aprile del 2009, all'indomani del terremoto, Rognoni spiegò che «la città dell’Aquila è costruita seguendo la pianta di Gerusalemme e la Basilica di Collemaggio, rimasta in piedi per tanti secoli e caduta proprio ora, conserva, su una lastra, un inequivocabile segno: una torre sormontata da una mezzaluna». Il sisma insomma come presagio dell'islamizzazione dell'Europa. 

Daniele Sensi (per l'Espresso)