27 marzo, 2012

"L'unico rom buono è quello morto"

"L'unica soluzione contro i rom è quella tedesca", perché "l'unico rom buono è quello morto" e se "Hitler voleva sterminare certe razze non aveva tutti i torti", ma "purtroppo è andata male". Dalla pagina FB "Padani si nasce", pagina pubblicizzata anche su Radio Padania. Tra gli altri, Dolores Valandro ("contro questi non basta nemmeno il napalm"), vicecoordinatrice alla Commissione sanità, interventi sociali e politiche giovanili nel padovano

20 marzo, 2012

Dopo il cattoleghismo, il padanislamismo

Nel primo pomeriggio di ieri, credevo che il conduttore di Radio Padania fosse impazzito e avesse deciso di fare harakiri in diretta:
"Gli immigrati che vivono in Padania spesso e volentieri sono più integrati di noi padani etnici, e, a differenza di noi occidentali, quando camminano per strada non ti vengono addosso, perché, loro, ancora insegnano l'educazione ai propri figli. Quindi io credo che si debba guardare in faccia la realtà e che non si possa più rinviare il problema della costruzione di una moschea nella nostra città, perché la presenza musulmana a Milano e in provincia richiede che queste persone abbiano un luogo in cui pregare".
Poi, il discorso è proseguito:
"Davvero non vedo perché una religione tradizionale come l'Islam sunnita non debba avere un proprio luogo di culto, in modo che questi immigrati possano integrarsi nel nazionalismo padano. Se vogliamo integrare e rendere partecipi della nostra battaglia indipendentista questa fasce di popolazione, non dobbiamo puntare all'Islam moderato, che è qualcosa di assurdo che i musulmani fanno benissimo a rifiutare, bensì dobbiamo creare un Islam padano. Compito di noi nazionalisti padani è offrire questa proposta culturale a quegli immigrati".
Lo speaker era Lorenzo Busi, responsabile Cultura dei Giovani padani. Lo stesso che "La Padania indipendente dovrà ispirarsi al villaggio dei Puffi".

15 marzo, 2012

Maro'.

"Non entro nel merito della vicenda dei due militari che sono stati blindati in India, ma io, onestamente, quando ho sentito la notizia e ho visto la bandiera di San Marco mi sono detto: Dio Santo, saranno due veneti, o comunque due padani. Poi scopro invece che sono siciliani, o pugliesi, o qualcosa di quel tipo, e allora capite bene che se i marò del Battaglione San Marco fanno la leva in Sicilia, in Calabria, in Lucania, bè, viene il dubbio che un bel giorno pure gli Alpini li facciano crescere nel Tavoliere delle Puglie, o nella Piana di Gioia Tauro, perché in questo Paese, veramente, non si capisce più una beata mazza di niente".
Leo Siegel, Radio Padania
 

14 marzo, 2012

"Dietro i gay un progetto per estinguere i padani"

Il commento di Radio Padania sul voto di ieri al Parlamento Europeo:
"Dopo l'imposizione delle quote rosa, ora i tecnoburocrati del Quarto Reich vogliono imporci anche i matrimoni gay. L'Europa ha in mente tutto un programmino per arrivare piano piano a sostituire la maggior parte delle popolazioni europee, in particolare quelle che rompono le scatole, con un semplice trucchetto: favorire la coppie che non permettono la procreazione, in modo da portare alla sparizione delle popolazioni indigene lasciando campo aperto all'invasione di quelli che noi abbiamo sempre chiamato i nuovi schiavi e che sono tanto cari a certi personaggi, tanto da essere addirittura loro fratelli".

05 marzo, 2012

Il Carroccio processa Lucio Dalla

«Parlare male di uno che è appena morto non va bene e non lo faremo neppure noi, tuttavia non avremo pietà da questo punto di vista perché bisogna pur dirlo, bisogna pur denunciarlo che Lucio Dalla è stato anche il simbolo di un'Italia che noi padani non vorremmo»: è un autentico processo all'artista scomparso quello andato in onda su Radio Padania sabato scorso, alla vigilia delle pubbliche esequie tenutesi domenica a Bologna e mentre in Piazza Grande già veniva allestita la camera ardente.

Andrea Rognoni, conduttore della rubrica "Arte Nord" (espressione di un'omonima associazione che per lo più organizza viaggi guidati verso mete di interesse "padano" - tra i più recenti: "Tour Cornovoglia-Stonehnge alla ricerca del Sacro Graal"; "Viaggio in Sudtirol in visita alla mummia Otzi, primo Homo padanus"; "Pellegrinaggio a Lourdes per il riconoscimento della Padania"), rimprovera al cantautore bolognese di essere stato un grande sì, ma di una grandezza «mefistofelica» al servizio di quell'Italia che «nel suo complesso è una macchina diabolica la quale anche attraverso la musica annienta le dignità dei popoli». E, nel farlo, arruola suo malgrado Guccini: «Se Guccini è uno zampone emiliano, lui è un salmone affumicato di marca straniera, perché, seppur a modo suo, Guccini si sente figlio di una padanità che fa sentire il senso e il significato dell'essere nati padani» mentre Dalla «è un prestidigitatore, un mistificatore» che «se è vero che difendeva i dialetti lo faceva per una malizia sottile, ossia per costruire un'Italia più centralizzata».

Soprattutto, però, «il padre di Dalla era bolognese, era padano, ma la madre non lo era, e questa doppiezza, che è poi anche la doppiezza di tante coppie che vivono attualmente in terra padana, è stata la sua forza nel riuscire a decifrare anche quelle che erano le richieste che venivano dal sud». Un merito? No, un «inghippo», perché «a noi l'eclettismo è sempre piaciuto, noi stessi ci definiamo eclettici, ma l'eclettismo di Dalla era un eclettismo calcolato, mirato per riuscire ad accontentare specialmente i gusti del pubblico del centro-sud, imbastendo racconti suggestivi e credibili legati alle più struggenti note italiane-italiote».

Ecco perché "Caruso" («calco di una nota opera lirica le cui note anche un bambino può riconoscere») «sebbene celebrato come il suo miglior pezzo è in realtà il più stucchevole», prosegue Rognoni, il quale non risparmia neppure "4 marzo '43" e "L'anno che verrà", accusando la seconda di proporci «l'assurda utopia di un mondo dove non c'è da lavorare perché il lavoro sono i padroni che ce lo impongono, mentre noi dovremmo emanciparci trombando», e la prima di «eresia», giacché «quel Gesù Bambino che sembrava tanto innocente era in realtà figlio di una puttana».

Le sole canzoni che il professor Rognoni si sente di salvare, le sole «che si fanno ricordare ed apprezzare», sono quelle «ambientate in Padania»: "Milano", "Piazza Grande" e "Nuvolari". "Milano" solo in parte, per la verità, poiché «Dalla è molto bravo a cogliere alcuni aspetti di Milano e a ricucirli come in un collage, ma dimentica la Milano padana». Mica per colpa sua, però: «Forse è perché la sua parte padana derivata dalla madre gli si ribellava», osserva, magnanimo, Rognoni, prima di mettere in guardia gli ascoltatori dalle «esequie-spettacolo» del 4 marzo: «Sarà un evento mediatico che ci obnubilerà e ci stordirà, perché Dalla rappresentava Bologna, quella Bologna dal cuore aperto che accoglie e che raccoglie tutti e che dialoga con le forze della Rivoluzione e della globalizzazione, quindi stiamo ben attenti». 

 Daniele Sensi (per l'Espresso)

03 marzo, 2012