Cinquemila euro di ammenda e quattro mesi di carcere con la condizionale: questa la pena comminata dalla Corte d’appello d’Aix-en-Provence a Philippe Vardon, presidente di Nissa Rebela (partito identitario per l’indipendenza di Nizza) a termine di un processo che ha visto le associazioni antirazziste MRAP e Sos-Racisme costituirsi parte civile.
A Philippe Vardon è stata attribuita la paternità di un volantino -dalla Corte giudicato islamofobo- distribuito nel 2006 davanti ad un liceo nizzardo dal movimento Jeunesses Identitaries, organizzazione (di cui all’epoca Vardon era presidente) che si pone come punto di raccordo tra le diverse formazioni giovanili dei partiti identitari europei (ne sono gemellati anche i Giovani Padani) e di cui Nissa Rebela costituisce espressione politica.
Disposte, anche, pene inferiori per semplici militanti del movimento identitario francese ritenuti colpevoli di discriminazione ed incitamento all’odio razziale, nonché un’ulteriore complessiva ammenda di trentamila euro per Jeunesses Identitaires ed altri 4 mesi di condizionale e due anni di privazione dei diritti politici per Philippe Vardon a seguito di un procedimento giudiziario parallelo in cui questi era accusato di aver ricostituito, proprio tramite Jeunesses Identitaires, la formazione neofascista d’Unité radicale, lega disciolta con decreto della Repubblica nel 2002 a seguito del fallito attentato, da parte di un suo aderente, ai danni dell’allora presidente Chirac.
Il tono del volantino incriminato (“Né velate, né violate – giù le mani da mia sorella”) fa quasi sorridere in confronto alla propaganda anti-islamica di certi rappresentanti della Lega Nord, la cui spregiudicatezza da un po’ di tempo incontra l’ammirata invidia dell’estrema destra francese. Solo tre settimane fa Mario Borghezio aveva presenziato proprio all’inaugurazione della nuova stagione politica autunnale di Nissa Rebela, dietro invito dello stesso Philippe Vardon. L’eurodeputato leghista aveva relazionato sull’esperienza in corso degli “identitari padani al governo dell’Italia”, richiamando la necessità di rivalutare il lavoro di personaggi quali Julius Evola, capaci di fornire i “fondamenti metafisici e spirituali della battaglia identitaria”.
Il ministro Maroni, lunedì scorso ospite di Bruno Vespa, ha rassicurato: “il Governo è impegnato nel contrastare ogni forma di intolleranza razziale”. Peccato che a Venezia, sul palco della recente “Festa dei Popoli Padani”, sia stato proprio Maroni a salutare come esempio, da cui tutti i sindaci dovrebbero prendere ispirazione, Giancarlo Gentilini. Il Giancarlo Gentilini che di lì a poco avrebbe arringato la folla chiedendole di seguirlo in una “rivoluzione” basata sulla “eliminazione dei bambini zingari che rubano” e delle “etnie straniere dalle nostre strade”. Succedeva lo scorso 14 settembre. Lo stesso giorno in cui a Milano veniva ucciso a sprangate Abdoul Guiebre, per gli amici “Abba”.
Daniele Sensi