30 giugno, 2009

Lega Nord Mondovì: "Michael Jackson? Un islamico di merda"

Sul forum dei Giovani Padani, Diego Boetti, segretario della Lega Nord Mondovì, dice la sua sulla scomparsa di Michael Jackson: 

 

Dimostrazione di come Leonardo, lunedì, avesse colto nel segno:

"Michael Jackson, uno che le radici le rinnegava tranquillamente (...). Anche in questo tanto simile al vecchio rivale Prince, pure lui insofferente verso le categorie “black” e “white”, e pure “male” e “female”, e (avrebbe aggiunto MJ) “adult” e “child”. Jacko (sic) e Prince, pilastri di un decennio camp che citiamo a man bassa con pretese perfino filologiche, senza accorgerci che lo stiamo tradendo, che in realtà non lo capiamo già più: proprio perché il nostro obiettivo è trovare qualcosa in cui identificarci, un'Identità, un'Origine, mentre loro spingevano con tutte le forze verso la direzione opposta, l'Altro da Sé, con un coraggio che non siamo nemmeno capaci di capire. Che durante questo percorso MJ cominciasse a impallidire, è il segno d'infamia che non riusciamo a perdonargli".

28 giugno, 2009

Generosità padana

Dal forum dei "Giovani Padani": Domanda:
"Se un giorno ci fosse uno stato padano, quale status acquisirebbero i meridionali che vivono qui da tanto tempo?"
Risponde Padanina, del direttivo "Giovani Padani" della Lombardia:
"Se vivono qui da tanto tempo sarebbero padani. Considera comunque che non sarebbero extracomunitari, ma cittadini comunitari".

23 giugno, 2009

"Uomini che in Francia verrebbero condannati, in Italia vanno al governo": reportage della tv francese sulla Lega Nord

All’inizio del mese, il primo canale della televisione pubblica francese, France 2, ha dedicato un importante reportage all’Italia, un paese “che nulla ha da invidiare alla Francia in quanto a storia, cultura, patrimonio e cucina”, ma che i francesi stentano a prendere sul serio, perché, “indisciplinati ed esuberanti, gli italiani ci fanno sorridere, eccetto che sui campi da calcio”. 

Uno dei servizi dell'inchiesta si focalizzava sulla Lega Nord, “partito dichiaratamente xenofobo che partecipa al governo del Paese”. L'ho tradotto e sottotitolato, dividendolo in due parti. 

Prima parte:  

Seconda parte:

17 giugno, 2009

"Quelle riviste di donne nude...": Jacques Chirac ricorda Silvio Berlusconi


Leggo e traduco dal francese L'Express:  

Jacques Chirac ha recentemente evocato due precisi ricordi di Silvio Berlusconi, “un tipo un po’ strano”, mentre, in Italia, è piena polemica per il presunto debole del premier per le giovani e belle ragazze. 

Un giorno, il presidente del Consiglio italiano invita il capo di Stato francese -senza la moglie Bernadette- in una delle sue ville. Nel mostrargli la stanza da bagno, Berlusconi commenta: “Non hai idea di quante natiche abbia accolto questo bidè!” 

Un’altra volta, Jacques Chirac nota la presenza di numerose riviste con foto di donne nude. “Cosa non adeguata”, ha raccontato Chirac: "Gli chiesi allora perché avesse lasciato in giro quelle riviste”. Risposta di Silvio Berlusconi, che con la mano indica: “Questa, è stata mia… quella pure…” 
 
Eric Mandonnet, L'Express, 17.06.2009

15 giugno, 2009

Eric Valmir: "Dare del comunista ai corrispondenti stranieri è da mafiosi"

Eric Valmir, corrispondente per l’Italia di Radio France, replica ad un commento apparso su questo blog. 

Traduco: 

Una questione culturale. Una tradizione fortemente radicata. Qualsiasi tentativo giornalistico di spiegare un fatto politico è per forza di cose un atto militante. Non può esservi neutralità nella stampa. 

Responsabilità, innanzitutto, di una stampa essenzialmente d’opinione. Anche in Francia esiste l’opposizione Destra/Sinistra (Figaro/Libération), ma in Italia tutte le testate sono politicizzate. In maniera schematica potremmo dire: Il Giornale, Il Foglio, Il Tempo, Il Corriere della Sera contro Il Manifesto, L’Unità e La Repubblica. 

Nelle scuole di giornalismo, sin dagli esami d'ingresso, domande più o meno dirette tentano di conoscere l’opinione politica dell’aspirante studente. Prassi inesistente in Francia. 

Ma ciò che più sorprende è, soprattutto, l’atteggiamento del cittadino (osservatore, lettore e, spesso, militante egli stesso): ai suoi occhi il giornalismo apolitico non esiste, se non come meschinità atta a meglio manipolare e strumentalizzare

Per mettere in luce e per approfondire tale specificità italiana ho dovuto farne esperienza in prima persona. 

E’ ovviamente giusto che esista una stampa d’opinione (tra l’altro l’espressione, in italiano, vuol semplicemente dire “stampa militante”), ma non credo debba essere questo il lavoro di un corrispondente straniero, che al contrario deve riferire della scena politica, nelle sue sfumature e contraddizioni. 

Sul mio blog critico quanto va criticato tanto della sinistra quanto delle manovre berlusconiane. Taluni miei post, tradotti, girano per la Rete italiana ed i commenti che li accompagnano sono non solo divertenti, ma anche interessanti e rivelatori. 

Esempio: per i siti di sinistra io riprenderei regolarmente gli argomenti della Lega, di cui farei l’elogio, ed i miei reportage accrediterebbero tale prossimità a questo partito autonomista e xenofobo. Al contrario, per i siti di destra (sui quali mi si dà del “compagno”) io sarei peggio di quel vecchio comunista di Massimo D’Alema. E a mo’ di dimostrazione linkano ad una pagina della sezione romana del Partito socialista francese in cui viene annunciata l’intervista (poi annullata) che avrei dovuto fare a Walter Veltroni per France Inter, nei giorni del confronto Aubry/Royal. Questo link sarebbe dunque la prova indiscutibile di quanto io sia comunista. 

Ancora più interessante un commento sul blog di Daniele Sensi, commento che butta lì un’affermazione per la quale per meglio comprendere le motivazioni di ciò che io scrivo sarebbe indispensabile sapere per quale partito voto. Per forza di cose io rappresenterei la voce di un partito (in questo caso quello comunista): il giornalismo “imparziale” non esiste, è una menzogna. 

Cosa talmente tragica da non far ridere, perché così facendo viene impedita la possibilità stessa di qualsivoglia dibattito o confronto. 

Mettiamo che io (dico “io” in senso impersonale) formuli un’idea, ponga una domanda, chieda delucidazioni, interpelli qualcuno. Non avrei risposta, perché nessuno -così come uno scambio di due punti di vista differenti richiederebbe- argomenterebbe a viso aperto. Al contrario arriverebbero colpi alle spalle, falsità sul mio conto, sulla mia vita privata. Si direbbe di miei intrighi, mi verrebbero attribuite relazioni professionali equivoche: io sono un partigiano - o un meschino sobillatore. 

Si tratta un po’ del metodo mafioso. La mafia non uccide più, oggi. Essa infanga chi le sta troppo appresso: lo distrugge psicologicamente e socialmente. 

Per concludere, un estratto da una corrispondenza privata tenuta con un blogger italiano. Non lo cito, visto che decido solo ora di tradurre e pubblicare queste sue parole senza avergliene prima parlato… Ma ciò che egli scrive è una bella conclusione: 

La politica ed il dibattito italiano sono ridotti ad un tifo da stadio: o pro o contro, o bianco o nero, i bravi da una parte e i cattivi dall’altra (…). Io lo amo questo confronto che tanto assomiglia ad una partita di calcio, ma è normale: sono un militante, anche se da qualche anno non ho più tessere di partito in tasca. Ciò che non è normale è che TUTTI partecipino a questo gioco, giornalisti compresi. I giornalisti e gli intellettuali dovrebbero avere invece il dovere di restituire ai loro lettori la complessità del mondo, perché ovviamente il mondo non è tutto bianco o nero (…). (…)

Viviamo sotto tensione come se fosse una guerra civile permanente. E questo non è un bene per la democrazia. 

Eric Valmir, 14.06.2009

14 giugno, 2009

Militanti leghisti contestano Sandy Cane, sindaco nero del Carroccio

Hanno  parlato di lei i tg nazionali e la stampa europea. Sandy Cane (di madre italiana e padre afroamericano), eletta a sindaco di Viggiù, nel varesotto, doveva essere per alcuni la dimostrazione di come il suo partito, la Lega Nord, poco abbia a che fare col razzismo. Ma non tutti, nel Carroccio, hanno gradito. Ed è il forum di Radio Padania a raccogliere in queste ore lo sfogo di molti sostenitori leghisti. «Nel brillante risultato alle ultime elezioni c’è una macchia: il sindaco un po’ nero di Viggiù», scrive Protesilao: «La signora Cane non ci rappresenta, noi non vogliamo un’Italia multirazziale». Anche Teiko si lamenta: «Mi viene voglia di andar a dirgliene quattro a chi l’ha piazzata al posto di uno dei nostri». 

È nel Bossi pensiero («Finché esisterà la Lega mai gli italiani sceglieranno un nero») che si cerca sponda per suffragare l'incompatibilità della Cane «con la cultura e con i valori» del movimento. Ammonisce un militante: «Questa elezione sta creando non poco imbarazzo in molti elettori». 

Se c'è chi prova a ridimensionare («In fondo parliamo di un paesino-ino-ino»), altri ne fanno una questione di principio, accusando «certe teste leghiste» di essersi messe a pensare «all’integrazione del forestiero» e contestando la validità stessa della candidatura da parte del partito: «Ha una tessera da socio sostenitore, tessera che non dà diritto a candidature pubbliche». 

«Penso si sia trattato solo di una trovata elettorale, per far vedere che i leghisti sono buoni», osserva TheCollector, raccogliendo il consenso di Cimbro: «Che sia stata una mera operazione di facciata è chiaro come il sole». Nella discussione si inserise timidamente Eziofulk, che sottolinea come si tratti comunque della «figlia di un indigena». Osservazione non sufficiente a calmare gli animi. Che, anzi, si appellano alla genetica: «Non è la permanenza in un luogo a definire un individuo, ma il sangue che gli scorre nelle vene: sono i geni che ereditiamo dai nostri genitori a determinare il nostro modo di pensare e di agire». TheCollector condivide. E cita le parole di un iscritto a Forza Nuova: «Il Colosseo o l’Arena di Verona appartengono al nostro intimo, mentre per gli immigrati non sono che ruderi». 

Si sollevano appelli ai dirigenti del movimento affinché si ravvedano, «altrimenti è l’immagine del partito che verrà rovinata», mentre i più rassegnati, «a frittata ormai fatta», si limitano ad auspicare che abbia al più presto termine «l’eccessiva amplificazione data alla vicenda dai giornali gossippari». 

Nei giorni scorsi qualcuno, commentando quanto avvenuto a Viggiù, aveva parlato di ”effetto Obama”. Sarebbe stato più opportuno parlare di operazione foglia di fico. 

Daniele Sensi (per l'Unità)

08 giugno, 2009

Le Monde: "Europee, una mezza disfatta per Berlusconi"

Ed Ignazio La Russa si lamenta: "Ha fatto campagna per la Lega Nord"

Leggo e traduco:

Da qualunque parte la si guardi, la risicata vittoria del Popolo della Libertà appare una mezza disfatta per Silvio Berlusconi, capolista in tutte le circoscrizioni.

Il suo partito, nato dalla fusione tra Forza Italia e Alleanza nazionale, è lontano dall’annunciato risultato del 43-45 %. Con il 35% dei voti, in un contesto di insolita bassa affluenza alle urne per l’Italia (66,5% contro il 73,5% del 2004), il capo del governo non può che constatare i danni provocati dal “caso Noemi Letizia” presso il suo elettorato.

La partecipazione di Berlusconi al compleanno della giovane diciottenne napoletana ha indebolito, checché se ne dica, il primo ministro. Così come l’inchiesta aperta contro di lui per presunto indebito utilizzo di voli di stato, o come quella che ha portato alla condanna per corruzione del suo ex avvocato britannico.

Se è ancora presto per calcolare quanto abbia inciso nel risultato di Berlusconi (meno 2% rispetto alle legislative del 2008) la disaffezione dei cattolici, sembra comunque che l’astensione (più forte nel sud e nelle isole) abbia in primo luogo toccato proprio il suo elettorato. Tradizionale feudo del partito post-fascista di Allenza nazionale, l’Italia meridionale ha snobbato Berlusconi. “Ha fatto campagna per la Lega Nord”, s’è lamentato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che, con altri ex-membri di Alleanza nazionale, comincia a sottolineare gli “errori” del primo ministro.

In queste condizioni, la sconfitta del Partito democratico, in caduta di 7 punti rispetto al 2008, è una “divina sorpresa” per i dirigenti del partito, tra i quali Dario Franceschini. “Il Pd non è affondato”, ha gioito il primo segretario, nominato questo inverno in piena catastrofe dopo una serie di sconfitte e di tensioni che avevano portato alle dimissioni di Walter Veltroni.

Indeboliti, centrodestra e centrosinistra hanno al loro fianco due partiti dagli appetiti crescenti. Alleati sempre più ingombranti, perché sempre più forti, Lega Nord e Italia dei valori (dell’ex giudice Antonio Di Pietro) renderanno complicata la vita ai loro alleati.

Il partito populista e xenofobo, che ha imposto al presidente del consiglio una politica di tipo securitario, ha condotto una campagna elettorale incentrata sull’immigrazione, ostentando una intesa di facciata con Berlusconi. La Lega raddoppia il risultato elettorale rispetto al 2004. “Gli elettori hanno premiato la coerenza”, commenta il leader Umberto Bossi. Contraria all’ingresso della Turchia in Europa (mentre Berlusconi è favorevole) la Lega potrebbe divenire il primo partito nel Veneto, pretendendo di governare la regione. I politologi pronosticano tensioni con il Pdl in vista delle elezioni regionali del 2010.

La maggior progressione è quella dell’Italia dei valori. Il partito che ha fatto della legalità la sua ragion d’essere, non s’è lasciato sfuggire l’occasione di approfittare delle difficoltà private e pubbliche di Berlusconi, e raddoppia il consenso rispetto alle legislative, mentre lo quadruplica rispetto alle europee del 2004. Di Pietro vuole ora trasformare il suo movimento in un vero partito e proporsi come alternativa alla destra e non più come alleato automatico del centrosinistra.

Questo scrutinio rappresenta anche uno scacco per la bipolarizzazione della vita politica voluta da centrosinistra e centrodestra. Il partito centrista di Ferdinando Casini si mantiene attorno al 6,5%: una posizione ideale per esistere e per pesare nelle future alleanze.

Domenica, una giovane ragazza bionda, con occhiali da sole in volto, s’è presentata al seggio elettorale di Portici, in Campania, costringendo il presidente del seggio a chiudere momentaneamente le porte, per l’afflusso di fotografi e per le contestazioni di altri elettori. Noemi Letizia ha votato per la prima volta.

Philippe Ridet, Le Monde, 8.06.2009
(traduzione di Daniele Sensi)

06 giugno, 2009

Le Figaro: "Berlusconi mente in Tv, ma nessuno dei giornalisti presenti lo contesta"

Traduco un articolo apparso sul francese Le Figaro.
La campagna per le europee s’è chiusa in una pessima atmosfera, con l’irruzione, nel dibattito, delle scappatelle del Cavaliere.  
Venerdì Silvio Berlusconi ha reagito con collera alla pubblicazione, da parte del quotidiano spagnolo El Pais, delle foto “rubate” a Villa Certosa, la sua residenza in Costa Smeralda. Vi si vedono giovani ragazze in tanga e l'ex primo ministro ceco Mirek Topolanek in costume adamitico. La procura di Roma ha vietato la pubblicazione di queste foto sul territorio italiano. “Non mi preoccupo. Sono foto innocenti. Ma si tratta di una scandalosa aggressione e di una evidente violazione della mia vita privata”, ha dichiarato il Cavaliere.  
Berlusconi sostiene di aver già risposto alle dieci domande sulla sua vita privata postegli insistentemente, da tre settimane, dal quotidiano La Repubblica, affermando di non aver mai avuto “relazioni piccanti” con Noemi Letizia, la bionda napoletana alla quale, in compagnia della sua scorta, aveva fatto visita lo scorso 26 aprile, per i suoi 18 anni.  
Un’inchiesta giudiziaria è stata però aperta contro di lui per “abuso d’ufficio”, in relazione all’utilizzo privato di un aereo dell’Aeronautica militare. Il paparazzo Antonello Zappadu aveva fotografato con il teleobiettivo cinque ospiti del presidente del Consiglio, tra cui il suo cantante prediletto ed una ballerina di flamenco, mentre scendevano dal velivolo all’aeroporto di Olbia. Silvio Berlusconi dice di non aver commesso alcun abuso. E denuncia la “meschinità” dell’opposizione. 
Questi sono gli argomenti che, giorno dopo giorno, hanno asfissiato la campagna elettorale. Dell’Europa s’è parlato ben poco. Durante una tribuna politica, Berlusconi ha liquidato la questione affermando che l’Unione, con il sistema della presidenza a turni, soffre della mancanza di un vero capo dell’esecutivo e di un ministro degli Esteri.  
“Troppi neri a Milano”  
Non sono stati affrontati nemmeno i temi della sicurezza e dell’immigrazione, che in genere portano voti. Tuttavia, giovedì sera, durante il meeting di chiusura della campagna elettorale, Berlusconi ha fatto una concessione alla Lega Nord, partito xenofobo, dicendo di vedere troppi immigrati a Milano: “Si ha l’impressione di essere in Africa”. Il capo della Lega Nord, Umberto Bossi, suo alleato, stava al suo fianco sul palco. 
Quanto alla crisi economica, Berlusconi ha voluto rassicurare ad ogni costo. Arrivando persino ad affermare, durante un dibattito televisivo (e senza che nessuno dei quattro direttori di testate giornalistiche presenti in studio abbia obiettato nulla), che in Italia ogni disoccupato riceve dallo Stato un aiuto pari all’80% dell’ultimo stipendio. Solo una settimana prima, il governatore della Banca d’Italia aveva stimato a 1,6 milioni il numero dei lavoratori privati di ogni sussidio in caso di perdita del posto di lavoro. 
Infine, Berlusconi s’è atteggiato a vittima di una violenta campagna montata contro di lui da una sinistra “piena di odio” e dal magnate australiano Rupert Murdoch, la cui piattaforma satellitare Sky è concorrente delle sue reti televisive Mediaset.  
Richard Heuzé, Le Figaro, 5.06.2009 (traduzione di Daniele Sensi)