29 agosto, 2008

L'estrema destra francese elegge la Lega Nord a guida e faro nella lotta contro gli "invasori musulmani"

Il sito francese “Observatoire de l’islamisation” (piattaforma che, “nel rispetto dei musulmani in quanto individui, prime vittime spirituali di un indottrinamento potente e alienante”, si pone come obiettivo quello di contrastare l’”avanzata di un Islam che, nella sua forma classica, è un’ideologia politico-religiosa conquistatrice, incompatibile con la civiltà laica e democratica europea”) saluta con entusiasmo la proposta di legge avanzata dalla Lega Nord che prevede costruzione di nuove moschee solo a seguito di consultazione referendaria tra i cittadini, celebrazione delle funzioni solo in lingua italiana ed interdizione delle attività non legate al culto, quali formazione ed istruzione.

Il sito, che sottolinea le parole di Roberto Cota, capogruppo leghista alla Camera, secondo cui l’Islam “è l’antitesi dell’Occidente e la moschea è un centro politico e simbolico che riveste, anche, una dimensione militare” , riferisce dell'imminente partecipazione di una delegazione della Lega Nord al congresso anti-islamico di Colonia, rimproverando all’UMP (il partito di Sarkozy) di non intrattenere rapporti col Carroccio nonostante la Lega faccia parte del governo italiano. Ma rimprovera anche Philippe de Villiers ed altri esponenti dell’estrema destra francese, i quali, si legge, in confronto all’”audacia” leghista sembrano dei “boy scout”. Philippe de Villiers è il leader dell’MPF (Movimento per la Francia), partito che denuncia l’”influenza insidiosa di elementi dell’Islam radicale in luoghi strategici quali aeroporti, scuole ed ospedali”. 

Il testo in elogio della “coraggiosa” battaglia leghista contro l’”invasione islamica” sta rimbalzando sulle pagine web della galassia "nera"  francese. È stato rilanciato da blog ufficiali del Fronte nazionale di Le Pen, dal periodico online NovoPress (organo del Blocco identitario, movimento al quale si deve la distribuzione, ai senzatetto, della “zuppa identitaria”, a base di carne di maiale) e dal sito delle Gioventù identitarie (organizzazione che si propone come luogo di aggregazione dei giovani europei ai quali stia a cuore la difesa delle proprie radici dalla “peste dell’immigrazione”). Rilanciano l'elogio anche pagine del Movimento nazional repubblicano, formazione nata da una scissione nel Fronte nazionale che, delusa da Le Pen, ora suggerisce: “L’esempio ci viene da Roma”.

12 agosto, 2008

Le Monde: "In Italia i sindaci-sceriffo hanno ormai carta bianca in materia di legge e ordine"

Traduco un articolo che uscirà sul Le Monde di domani:

Le ordinanze comunali italiane in materia di ordine pubblico erano percepite, fino ad ora, come folclore, operazioni di rappresentanti della Lega Nord in cerca di visibilità: dal “premio di produzione” di 500 euro promesso agli agenti della polizia municipale di Adro, in Lombardia, per ogni clandestino fermato e portato in questura, all’interdizione dell’accattonaggio nei pressi delle chiese, ad Assisi, città di San Francesco.

Ma con la destra al potere e l’arrivo di Roberto Maroni, dirigente del partito populista, al ministero dell’interno, il “sindaco-sceriffo” è divenuto realtà. Il 5 agosto il ministro ha firmato il decreto che concede ai sindaci pieni poteri in materia di sicurezza, rendendoli “funzionari governativi” sul territorio, potendo così esercitare il loro potere, ad esempio, contro la prostituzione, il traffico di droga, la mendicità -in particolare quella minorile- la violenza connessa all’abuso di alcol e l’“oltraggio alla decenza”. I sindaci sono semplicemente tenuti a comunicare le loro ordinanze al prefetto, che ad esse, comunque, non può opporsi.

E le ordinanze si moltiplicano. A Roma, il nuovo sindaco di destra, Gianni Alemanno, prevede, al rientro estivo, di riarmare la polizia municipale, di proibire l’accattonaggio e di prendere misure contro i lavavetri ai semafori. Il divieto di rovistare nei cassonetti dell’immondizia è stato, per il momento, messo da parte, in seguito all’allarme lanciato dal mondo cattolico.

Le iniziative vengono da destra come da sinistra. A Vicenza, in Veneto, il sindaco, Achille Variati, membro del Partito democratico (centrosinistra), se la prende con i bivacchi nelle città, misura che colpisce soprattutto i Rom. Uno dei pochi eletti di sinistra nel Nord alle scorse elezioni di primavera, e che aveva basato la sua campagna elettorale sulla “tolleranza zero”. “La sicurezza, dice, non ha etichette, ci riguarda tutti. I miei concittadini si aspettano che siano combattute tutte le illegalità, da quelle più piccole a quelle più grandi”. Con una differenza, tuttavia, rispetto ai suoi colleghi di destra. “Noi agiamo anche sul versante della solidarietà. La misura colpisce i nomadi che si installano in città al di fuori di ogni regola, ma a quelli che qui hanno la loro residenza offriamo posto in un campo regolamentato, con tutto ciò che questo comporta, a cominciare dalla frequenza scolastica per i bambini”, aggiunge in sindaco.

Come in certi comuni di destra, Vicenza ha introdotto un’ordinanza che alza a 500 euro la multa minima per le autovetture dei clienti delle prostitute che “rallentano il traffico”. Le prostitute stesse rischiano una grossa ammenda per “attentato al pudore”.

È stato un comune di sinistra, Firenze, a dare il via, nel 2007, all’interdizione dei piccoli “lavavetri”, provvedimento adottato poi da molte altre amministrazioni comunali, così come quello contro l’accattonaggio, che ha spinto il cardinale Renato Martino, responsabile del Vaticano per la giustizia e per i migranti, a reagire, l’8 agosto: “Mendicare è un diritto umano fondamentale per coloro che hanno fame e freddo. Il vero povero ha il diritto di cercare come può di procurarsi un pezzo di pane e chiedere aiuto al suo prossimo”.

A Verona, il sindaco della Lega Nord, Flavio Tosi, non la pensa così e prevede la confisca del denaro racimolato e una sanzione di 100 euro. Ad Assisi, il sindaco di destra, Claudio Ricci, difende l’ordinanza che proibisce la questua nei pressi delle chiese, “attività sovente legata alla microcriminalità. Lottando contro questo racket, noi non abbiamo che anticipato il decreto Maroni. La sicurezza, per una città come la nostra, con 6 milioni di turisti all’anno, è una condizione indispensabile”.

A Novara, in Piemonte, niente più gruppi formati da più di due persone, la notte, in alcuni parchi della città. “Avremmo potuto chiuderli, i parchi, tenendo conto delle proteste di chi ci vive vicino”, si giustifica l’assessore Mauro Franzinelli, della Lega Nord. La formazione populista vuole spingersi ancora più in là: a Boltiere, vicino a Bergamo, in Lombardia, a partire dall’autunno, alcuni cittadini volontari riceveranno l’addestramento da “ausiliari civici”, al fine di aiutare la polizia municipale. Ad Adro, la città del “premio anticlandestini”, non ce n’è bisogno: la norma, che risale al 2006, non ha avuto l’impatto previsto. Quattro clandestini portati in questura, il primo anno. Dopo, più niente. Nessun clandestino fermato, e nessun premio per gli agenti della polizia municipale.

Salvatore Aloïse, Le Monde, 13/08/2008
(traduzione di Daniele Sensi)

06 agosto, 2008

Radio Padania: "Boicottate i negozi degli immigrati!"

(Clicca per ascoltare un estratto audio della trasmissione) 

Boicottare tutte le attività commerciali gestite da cittadini immigrati: questa la parola d’ordine lanciata nel tardo pomeriggio di lunedì dall’emittente radiofonica Radio Padania Libera, nel corso della trasmissione "Padania sempre sarà repubblica del nord". 

A condurre in studio, Marco Pellegrini e Luca Talice, capogruppo leghista al consiglio comunale di Seregno (MI).

Un appello ripetuto, ossessivamente, per un’ora intera: un invito al boicottaggio permanente, rivolto a tutti i “soldati del nord”, contro la “colonizzazione in atto”, perché “per ogni loro attività che apre ne chiude una delle nostre”. Talice e Pellegrini reputano intollerabile vedere “italiani e padani che vanno a mangiare il kebab”, in zone nelle quali, per il “degrado portato da quelle attività”, le “persone normali non andranno più”, a danno “dei negozi padani lì ancora presenti”. E ammoniscono: “Quando non preparano il kebab davanti ai vostri occhi è perché agli infedeli vendono un panino diverso da quello che consumano loro”. 

Loro creano una diseconomia, fanno acquisti e vanno a mangiare solo nei 'loro' negozi, nei 'loro' ristoranti”, aggiunge Pellegrini. Il quale candidamente osserva: “Questa immigrazione sta creando ancora più problemi di quella meridionale”.

Nel corso della trasmissione, i conduttori danno prova della stessa ambiguità alla quale Maroni oramai ci ha abituati. “Le amministrazioni locali devono far di tutto per rendere il più difficile possibile l’apertura di queste attività”, spiegano Talice e Pellegrini, che però, pochi istanti dopo, sfacciati ripetono, da copione: “Noi non siamo razzisti, perché noi ce l’abbiamo con chi viene qui per delinquere, non con chi viene qui per lavorare”. 

Poi, come a voler mettere le mani avanti: “Non ci si può accusare di niente, il boicottaggio è sempre stata una forma lecita di lotta pacifica”.