Su Le Monde, un breve resoconto del convegno che, agli inizi di dicembre, ha riunito in Francia la crème del populismo europeo (ne avevo scritto qui).
Il Club de l’Horloge, un think tank che riunisce intellettuali di destra e di estrema destra, ha tenuto a Parigi, sabato 6 e domenica 7 dicembre, la sua ventiquattresima università annuale il cui tema era: “Il populismo, una soluzione per l’Europa in crisi”.
Erano invitati alcuni degli eurodeputati dei principali partiti populisti e xenofobi europei: Johannes Hübner per l’FPÖ austriaco, Francis Van den Eynde del Vlaams Belang (Belgio) e Mario Borghezio della Lega Nord italiana.
Per il presidente del Club de l’Horloge, Henry de Lesquen, è soprattutto il “modello italiano che occorre seguire”, ricordando che, dei tre partiti, la Lega Nord è la sola a partecipare ad un governo. Fedele alla linea del suo circolo intellettuale, che lavora per una “unione della destra” che vada fino al Fronte nazionale (FN), de Lesquen ha difeso l’idea secondo la quale, in Francia, “i populisti devono partecipare a coalizioni di governo per ridurre il fossato che li separa dal popolo”.
Tutti gli intervenuti hanno additato i media e gli intellettuali “di sinistra” come responsabili della “demonizzazione” del populismo. Ma è stato Borghezio il più applaudito, soprattutto quando ha elencato le riforme ispirate dal suo partito come la reintroduzione del “grembiule per gli scolari”, o ancora quando ha sostenuto la necessità di “introdurre il tema dell’identità culturale e della sua difesa da ogni suo nemico” al cuore della politica.
Accoglienza molto più fredda, invece, quando il deputato europeo ha spiegato che il suo partito ha dovuto votare in favore del trattato di Lisbona per far passare, in cambio, quelle riforme tese a rendere più severa la politica italiana sull’immigrazione.
“CONQUISTARE GLI SPIRITI”
Nella sala che contava un’ottantina di persone, per lo più anziane, c’erano membri del Club, vecchi quadri del FN, come Bernard Antony, vecchio capofila dei cattolici tradizionalisti in senso al FN, e Jean-Yves Le Gallou, che aveva seguito Bruno Mégret all’epoca della scissione del partito nel 1998. Ma anche un nuovo arrivato, Fabrice Robert, presidente del Blocco identitario, un gruppo di estrema destra radicale. Affermando di essere stato “invitato a titolo amichevole da Henry de Lesquen”, Robert, che non figurava sulla lista dei relatori, ha partecipato al dibattito di chiusura del sabato, al fianco di Le Gallou e de Lesquen.
Sul palco, Robert ha vantato le azioni del Blocco identitario come “le ronde dei militanti nelle zone del racket” e la “distribuzione di zuppa di maiale” ai senzatetto – misure, queste, molto applaudite dalla sala. Ma Fabrice Robert ha anche svelato parte della strategia del suo gruppo politico: “Vogliamo conquistare gli spiriti e intervenire sul terreno sociale. Seguiamo una logica di "entrismo" in sindacati come l’FO (Forza operaia, ndt) o la CFTC (Confederazione francese dei lavoratori cristiani). D'altronde già alcuni delegati dell’FO appartengono al Blocco identitario.”
Abel Mestre, 8.12.2008, Le Monde (traduzione di Daniele Sensi)