18 giugno, 2013

«Bruciamo gli immigrati»

Rossella Colombo è consigliere della Lega Nord a Palazzo Pignano, nel cremonese. Responsabile di un locale sportello del cittadino, sue sono anche le deleghe alle Parti opportunità, Politiche giovanili e della famiglia. E' presente su Facebook, dove condivide foto del fiero militante: gazebo, volantinaggi, cene sociali del Gruppo politico femminile e in pizzeria con Umberto Bossi, seduta alla sua sinistra. Avversa all'immigrazione, politicamente «di destrissima», Rossella Colombo, che sogna tuttavia di emigrare a sua volta, ma «su altri pianeti, sperando di non trovare anche là quelle cacche suine di islamici», commenta così la vicenda di Dolores Valandro , la consigliera padovana espulsa dalla Lega dopo essersi chiesta, su Facebook, come mai nessuno stuprasse il ministro Kyenge: «E quando “gli amici” della Cécile, cioè gli islamici che seguono la legge coranica, dicono che tutte le donne bianche devono essere stuprate, cosa dobbiamo fare? Vogliamo da lei, cara ministra, una valanga di scuse per tutte noi donne bianche». 


Solidale con la collega padovana, Rossella Colombo ha immediatamente aderito al gruppo di sostegno “Io sto con Dolores”. Lì qualcuno scrive: «A Padova, più del 50% della case sono date agli immigrati. Speriamo che arrivino al 100%, così si può fare un unico rogo». Rossella Colombo clicca “mi piace”, ma poi “avverte”: «Attenzione: il loro fuma inquina, essendo delle grandissime merde». «Volendo si possono sotterrare, fanno concime», è la replica di un altro.

Nato per rivendicare la “provocazione” di Dolores Valandro («Ha espresso, con un'immagine forte, quello che tutti pensiamo. Non ha detto: “Spero che la stuprino”, ma solo che dovrebbe passarci anche lei per comprendere quello che si prova, dal momento che non ha fiatato per tutte le nostre donne stuprate dai suoi conterranei»), il gruppo Facebook “Io sto con Dolores” (3600 iscritti, ma, se “invitati”, l'adesione è automatica) raccoglie militanti leghisti ed ex leghisti, ma anche simpatizzanti di Forza Nuova, della Fiamma tricolore o semplici nostalgici («Non c'è distinzione tra fascista e leghista, tra lombardo e siciliano. Siamo tutti uniti per una causa comune»).

Aderiscono inoltre il segretario regionale lombardo di Alba Dorata e quello di “Alba dorata città di Marano”, il quale propone: «Vivisezionate la Kyenge come una cavia negra da laboratorio». Una galassia trasversale dell'estrema destra che, “ironizzando” («La Kyenge stuprata? Ma da chi? Forse da un orango arrapato»; «Difficile che un violentatore non vada così tanto per il sottile»; «Non corre quel rischio, anche se ci spero ogni giorno»), augura alla «scimmia congolese di andare sotto un camion», perché «lo stupro è troppo poco, lei e tutta la sua stirpe non sono degni di stare sulla terra»: «non ci vuole lo stupro, ci vuole il piccone», scrivono alcuni.

Uno degli amministratori del gruppo («Con Bossi, un ministro di colore clandestino non sarebbe mai passato») invita alla moderazione: «I messaggi violenti o diffamatori saranno cancellati». Taluni si mettono quindi a dibattere della «puzza delle nere» («Ci sono anche delle bianche che puzzano, ma una bianca basta che si lavi, loro invece puzzano come fogne, vadano con i ratti»), mentre altri ragionano su come fare «piazza pulita» degli immigrati: «Prendiamo tutti il manganello»; «Spariamo a vista ai gommoni»; “Spariamo ad altezza uomo; anzi, ad altezza scimmia»; «Lanciafiamme!». Un ex membro della segreteria leghista toscana, è più pragmatico: «Quando arrivano, vanno lasciati in mare; gli altri vanno sedati come gli animali selvatici dei documentari, sparando delle punturine, si imbarcano e si rimpatriano». «Ammazziamoli tutti», taglia corto uno.

Nel gruppo, insulti e minacce anche per Said Chaibi, il 22enne consigliere di origini marocchine eletto a Treviso nelle liste di Sinistra e Libertà («Un marocchino di merda, io credo che non ci sia abbastanza benzina in Italia per tutte queste persone. Spero nasca una rivolta, oramai io sono per il sangue»); per il deputato democratico Khalid Chaouki («Tanti schiaffi a lui e alla sua razza»; «Muori bestia, marocchino di merda»; «Speriamo se ne torni a casa sua prima che ci incazziamo sul serio»), e per Mara Carfagna, che la settimana scorsa aveva condannato le parole di Dolores Valandro («Qualche negrone che violenta pure lei?»).

Tra gli iscritti, anche Diego Lorandi, dell'associazione Guerrieri padani (diverse volte ospite di Radio Padania Libera), che contesta al suo partito l'espulsione di Dolores Valandro: «Tutti i leghisti vanno difesi. Tutti, sempre! La dirigenza del politically correct ci manderà a quel paese». Della medesima opinione sono la sezione Lega Nord di Fara d'Adda («Le migliaia di adesioni a questo gruppo sono la voce della base») e altri militanti che non si spiegano come la Lega di Borghezio e Gentilini possa aver espulso «chi, infischiandosene del politicamente corretto e dimostrando buonsenso, ha avuto il coraggio di dire ciò che pensa». Esplicitamente contestati il segretario federale («Maroni, impara da Dolores!») e Flavio Tosi, di cui qualcuno pubblica una vecchia foto che lo ritrae, in posa, dopo la condanna definitiva per istigazione all'odio razziale, al fianco della finta lapide dell'allora capo procuratore di Verona Guido Papalia.

Accuse alla Lega di aver «calato le braghe» anche nelle telefonate a Radio Padania Libera. «Quella è l'anima popolare della Lega, della Lega vera»; «Maroni e Tosi sono i liquidatori della Lega Nord»; «Maroni e Tosi l'hanno messa al muro», è l'opinione dei più, per i quali Dolores Valandro andava richiamata, non espulsa. Per un ascoltatore, emblema della «Lega afflosciata e rammollita» è Matteo Salvini: «Quando vedo Salvini in televisione che se ne sta in un angolo con il tablet in mano e comunica con il tablet, mentre gli altri attorno a lui picchiano i pugni sul tavolo, a me girano i coglioni».

I conduttori condannano le parole della consigliera padovana («parole deliranti, vomitevoli, ributtanti»), ma gli ascoltatori rilanciano: «Che bisogno ha la Kyenge della scorta? In fondo loro, bene o male, sono tutti uguali: se uno la vede in giro, chi va a pensare che è una ministra?». E ancora: «Non c'è mai stato un nero o una nera che abbia preso il Nobel. Traetene le vostre conclusioni» (dicendo, tra l'altro, una falsità storica). Condanna netta anche da parte di Pierluigi Pellegrin, che ogni giorno su Radio Padania conduce una rassegna stampa sui delitti commessi da cittadini stranieri (e da italiani di origini meridionali) nel nord Italia: «Io predico la libertà di linguaggio, ma davanti a quell'orrendo pensiero rimango interdetto». Pellegrin avanza però un dubbio: «Ci sono dei conti che non mi tornano, in questa vicenda, c'è qualcosa di zozzetto, qualcosa di un po' sporchino, sento puzza di bruciato, quindi eviterei di parlarne, perché, a parlarne, secondo me si fa il gioco di qualcuno che vuole manipolarci, non solo di quelli che attaccano le Lega a ogni piè sospinto, ma anche di qualcun altro, e a me questo gioco non piace».

Pellegrin allude forse a quella che, in Rete, per molti militanti di “fede” bossiana è una precisa accusa: Dolores Valandro era tra quanti avevano contestato Flavio Tosi nell'ultima Pontida e, cogliendo la palla al balzo, l'attuale dirigenza si sarebbe liberata di un'altra dissidente tramite quella che lo stesso quotidiano La Padania ha definito “un'espulsione a tempo record”.

Daniele Sensi (per l'Espresso)

Consigliera leghista: «Bruciare gli immigrati? Attenzione, però, il loro fumo inquina»

Rossella Colombo è consigliera della Lega Nord a Palazzo Pignano, nel cremonese. Sue le deleghe alle Pari opportunità, Politiche giovanili e della famiglia. Scrive, su Facebook, a proposito della consigliera leghista che si chiedeva come mai nessuno stuprasse il ministro Kyenge: «E quando gli "amici" della Cécile dicono che tutte le donne bianche devono essere stuprate, cosa dobbiamo fare? Vogliamo da lei, cara ministra, una valanga di scuse per tutte noi donne bianche».

Si definisce «di destrissima», sogna di emigrare «in altri pianeti, sperando di non trovare anche là quelle cacche suine di islamici» e, quanto alle case popolari consegnate a famiglie straniere, commenta: «Attenzione, però, ad appiccare roghi, perché il loro fumo inquina, essendo delle grandissime merde».



 L'articolo completo, qui.

(per il blog dell'Espresso)

14 giugno, 2013

Quell'altro leghista che aveva invocato lo stupro e che oggi Maroni chiama "maestro"

Giancarlo Gentilini, nel 2007: «Hanno violentato una donna con uno scalpello davanti e di dietro. E io dico a Pecoraro Scanio che voglio che succeda la stessa cosa a sua sorella o a sua madre. E, già che parliamo di culi, sia chiaro che anche i gay io non li voglio vedere per le strade».

Come sapete, ieri ho dato notizia di Dolores Valandro, la consigliera di quartiere leghista che, su Facebook, si chiedeva come mai nessuno stuprasse il ministro Kyenge. Parole ripugnanti subito rimbalzate, con sgomento, in Rete, e quindi riprese, con altrettanto sgomento, dai media. Immediata la reazione, trasversale, di partiti e istituzioni. E, immediate, le parole di condanna di Luca Zaia («Un post vergognoso che ha insultato anche i veneti e il Veneto»), Flavio Tosi («Un'espressione inqualificabile, violenta e demenziale) e Roberto Maroni: «Non conosco la Valandro, ma stasera sarà espulsa».

Nel pomeriggio, Dolores Valandro aveva provato, maldestramente, a difendersi: «Si trattava di una battuta detta in un momento di rabbia, questo è un mio modo di sfogarmi. Chiedo Scusa».

Di momenti di rabbia, per la verità, la Valandro deve averne sovente. Sempre riferendosi al ministro Kyenge, scriveva, infatti, su Facebook il 22 maggio: «Tornatene in Congo, brutta scimmia»; il 18 maggio: «Senti un po', brutta bertuccia, ti pago io volentieri il biglietto di sola andata per il tuo paesello, hai capito che stai rompendo un po' troppo le palle??»; il primo maggio: «Vai a comandare a casa tua, capra cioccolatosa!»; il 2 giugno: «Meglio se cambi spacciatore, ministra, o meglio ancora se ti cuci la bocca una volta per tutte!. E ancora: «Ma va a ciapar i rat, brutta scimmia»; «Sempre più schifata di avere in Parlamento una ministra nera e musulmana»; «Ma quando ti tapperai quella brutta boccaccia, sei ospite nel nostro Paese, tornatene nella tua giungla selvaggia!»; «Vade retro Satana nero, ritorni nella sua giungla, le banane l'aspettano con ansia!».

Di "fede" bossiana, Dolores Valandro si era appena vista annullare la sospensione dai probiviri della Lega Veneta per le contestazioni a Flavio Tosi dello scorso 7 aprile a Pontida. Per questo motivo, diversi militanti leghisti, rilevando  che «simile linguaggio l'ho sentito per anni nelle sedi della Lega» e chiedendosi come mai «la stessa condanna non è stata fatta nei confronti di Gentilini e Borghezio le innumerevoli volte che hanno offeso pesantemente gli immigrati», ora accusano: «L'espulsione è un pretesto per far fuori i dissidenti».

Scrive, a questo proposito, Gad Lerner:

Inutile che Flavio Tosi annunci l’espulsione della consigliera Dolores Valandro. Le schifezze e le minacce e i richiami a crimini razzisti del passato sono un armamentario con cui la Lega convive dai suoi inizi, riservando al suo interno uno spazio autorizzato alle peggiori ideologie reazionarie. Stupirsi perchè un movimento che manda Mario Borghezio al Parlamento europeo poi deve fare i conti con chi promette violenza a chiunque vive come diverso? Fingere dissociazione da Dolores Valandro pochi giorni dopo aver candidato Gentilini a sindaco di Treviso, sì, quel gentiluomo che prometteva di sparare agli immigrati “come ai leprotti”?

Gad Lerner fa l'esempio dei “leprotti”. Io ne avrei fatto un altro.

Era il settembre del 2007. In polemica con quanti avevano votato a favore dell'indulto dell'anno prima e a seguito di un orribile fatto di cronaca, rivolgendosi all'allora ministro dell'Ambiente, Giancarlo Gentilini rilasciò questa dichiarazione:

«Hanno violentato una donna con uno scalpello davanti e di dietro. E io dico a Pecoraro Scanio che voglio che succeda la stessa cosa a sua sorella o a sua madre. E, già che parliamo di culi, sia chiaro che anche i gay io non li voglio vedere per le strade».

Nemmeno dieci giorni fa, Flavio Tosi, Roberto Maroni e Luca Zaia erano a Treviso, per sostenere la candidatura a sindaco di Gentilini. Flavio Tosi, sul palco: «Tosi ha copiato da Gentilini il modo di fare il sindaco»; Luca Zaia: «Io sono qui a rassicurare i fedeli che quel signore lì continuerà il suo Vangelo»; Roberto Maroni: «Io ho imparato a fare il ministro dell'Interno dal sindaco Gentilini. Gentilini è un maestro, un punto di riferimento. Lui è lo sceriffo numero uno, io sono lo sceriffo numero due».

(per il blog dell'Espresso)

12 giugno, 2013