Una serata all'insegna della paranoia, ieri, su Radio Padania:
«Si guardino gli ultimi procuratori della Repubblica che abbiamo avuto a Mantova o a Vicenza, sono tutti uomini del meridione, questo perché lo Stato non vuole assolutamente che qualcuno di autoctono possa lavorare in certi posti, come anche nell'Agenzia delle Entrate del Veneto, la quale ha sì bandito un concorso per cento dipendenti, ma degli ottomila iscritti nessuno è di Verona o di Padova, proprio perché dietro c'è la volontà dello Stato centralista di sradicare le culture e le abitudini locali, quindi i nostri ragazzi nemmeno si iscrivono, perché vedono che i nomi di chi siede in commissione non sono nomi padani e sanno che i meridionali hanno la concezione della lobby e che quindi è possibile che vengano avvantaggiati coloro che provengono da una certa area.»
Sono i Giovani padani di Verona e del Veneto, i quali indirizzano un messaggio di fratellanza ai meridionali. Con queste parole:
«Noi non ce l'abbiamo con il Sud, non ce l'abbiamo con la Calabria o con la Campania, diciamo solo che siamo diversi: loro hanno le loro doti, le loro caratteristiche positive come quelle negative, noi ne abbiamo altre (...). C'è insomma una cultura diversa: si sa che ai napoletani non piace molto lavorare come quanto ne sono portati i padani. Bisogna però che vengano sviluppate le doti positive di ogni singolo popolo, non cercare di uniformarli tutti nel tentativo di dire anche ai napoletani: "Voi dovete lavorare 8 ore al giorno", perché probabilmente non è nella loro caratteristica - loro possono fare altre cose, magari sono bravi a cantare. Ognuno ha le sue specificità, insomma: come negli sport, dove si sa che gli africani sono generalmente più veloci nei 100 metri, così ogni popolo ha le sue attitudini. Non bisogna forzare quella che è la natura».
Di seguito, l'audio:
(per il blog dell'Espresso)
Tag: antimeridionalismo, giovani padani, I deliri di Radio Padania, lega nord, radio padania
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