«La verità è che il vaccino, purtroppo, uccide, a quanto pare più del virus stesso. Tutti i vaccini, non solo quello di AstraZeneca, anche quello Pfizer». Sono le (irresponsabili) parole di Federico Carbonara, coconduttore, su Radio Padania Libera, dello spazio "PIU" (Professionisti imprenditori uniti). Il quale aggiunge: «La cosa non è grave come ci vogliono far credere, il coronavirus si può curare a casa, come un'influenza, se presa nei tempi giusti».
«Noi non possiamo accettarli tutti, perchè se
dovessimo accettarli tutti vorrebbe dire che non ci saremmo più noi come
realtà sociale, come realtà etnica, perchè loro sono molto più di noi,
perchè loro sono molto più determinati nell'occupare questo territorio di noi. Qui non è questione di essere xenofobi o razzisti, qui è questione di
essere logici, di essere razionali. Tutti non ci stiamo, quindi dobbiamo
fare delle scelte, dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra
razza bianca, se la nostra società deve continuare ad esistere o se la
nostra società deve essere cancellata. È una scelta».
Lo ha detto, su Radio Padania, Attilio Fontana, candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Lombardia.
Fontana parlava di immigrazione e di come ritenesse che «uno stato serio dovrebbe dire quanti immigrati vogliamo fare entrare,
come li vogliamo assistere, che lavori vogliamo trovare loro, che case
vogliamo dare loro e, a quel punto, sottoporre un progetto di questo genere ai propri cittadini e chiedere se sono
d'accordo».
«Volete offendere Roberto Maroni? Chiamate subito in diretta. Il
primo che chiama vince la possibilità di offendere Roberto Maroni.
Stiamo scherzando? No, siamo serissimi». È durissima, su Radio Padania
Libera, la reazione di Sammy Varin, conduttore di punta dell’emittente
di Via Bellerio, alla lunga intervista rilasciata da Roberto Maroni al
Foglio, intervista
nella quale il presidente uscente della Regione Lombardia, che si
definisce “leninista convinto”, oltre a ribadire una certa distanza
politica e culturale dall’attuale leadership leghista, accusa Matteo
Salvini di metodi stalinisti.
«Che cosa rimane di decine di anni insieme? Che cosa rimane delle
interviste a Radio Padania, in diretta, una volta alla settimana? Che
cosa rimane di promesse e battaglie comuni?», chiede Varin. Che
aggiunge: «Noi ti salutiamo e ringraziamo, Roberto Maroni, perché se te
ne vai siamo molto contenti. Fuori dai maroni».
Gli ascoltatori rinnovano stima e fiducia in Salvini, si dicono
delusi, traditi, rattristati («Maroni ci pianta in asso proprio adesso,
sul più bello, dopo che abbiamo fatto i banchetti per l’autonomia?»), ma
non sembrano raccogliere l’appello dello speaker. Una militante, anzi,
invita a «non parlare male di Maroni, non facciamo sempre queste cose,
in Lega, che quando qualcuno non è d’accordo ne parliamo male, cerchiamo
di essere uniti». Ma Varin la schernisce: «Perdonami, tu sei la sorella
di Roberto Maroni?». Una seconda ascoltatrice insiste: «Salvini sta
andando avanti tanto bene, quindi basta, smettiamola con questo dir
male dei leghisti, basta con questa storia dei tradimenti». Sammy Varin
la interrompe: «Ti censuriamo volentieri perché Maroni non è leghista,
ok? Maroni, in questo momento, non è più leghista, non sta parlando da
leghista. Nessuno sta parlando male di Roberto Maroni, noi stiamo
soltanto dicendo che siamo molto rattristati dalla scelta di Maroni di
sputtanare la politica che fino a ieri aveva sostenuto o aveva fatto
finta di sostenere».
«Oggi siamo arrabbiati con Maroni, poi domani dimentichiamo tutto,
ci mancherebbe altro, si va avanti, la Lega è la Lega», spiega Varin,
«però fa male, soprattutto a noi che crediamo in questo progetto e che a
questo progetto lavoriamo, quasi sempre gratis, vedere una persona, che
non ha certamente lavorato gratis in questi anni, che non ha mai dato
neanche un euro a sostegno di Radio Padania Libera, tradire in questo
modo». E ancora: «Io voglio bene a Roberto Maroni, così come voglio bene
a tutti coloro che sono stati in Lega, però l’ho visto più volte nelle
varie manifestazioni e sono sempre rimasto male che mai una volta sia
venuto al gazebo di Radio Padania e abbia scelto di aiutare la radio,
magari semplicemente acquistando un cd. L’ultima volta si è avvicinato,
ci ha salutato, ha preso in mano uno dei tanti cd, l’ha guardato e l’ha
riposto sul tavolo».
«Questo è il giorno dell’ira, da domani ci baciamo, ci riabbracciamo
tutti quanti, siamo tutto fratelli», rassicura, di nuovo, Varin. Che però, subito, ci ripensa: «Col cacchio, io con questa gente
non voglio più averci a che fare». Poi, prima di collegarsi con la
conferenza stampa di Attilio Fontana, l’ex sindaco leghista di Varese
candidato alla Presidenza della Regione Lombardia per il centrodestra
(«Lega e alleati si uniscono intorno ad Attilio Fontana, visto che
Maroni si è fatto la cacca addosso»), una pesantissima insinuazione
finale: «Roberto Maroni ha un po’ sputato addosso a questa Lega dove ha
militato per anni, e dispiace, perché uno dice: “Ma come, era
leghista...”. A quanto pare, o non lo è mai stato o, forse, è stato
comprato da qualcuno. Forse, eh».
Mondiali di Brasile 2014, ottantunesimo minuto dell'incontro
Italia-Uruguay: con stacco di testa su calcio d'angolo, l'uruguagio
Godin mette a segno la rete che manda a casa gli Azzurri. Immancabili,
su Radio Padania, le urla di gioia.
Un'euforia incontenibile, come al goal del Paraguay
nel primo incontro disputato dalla nazionale italiana ai mondiali di
Sudafrica del 2010. O come per le quattro reti a zero della finale Spagna-Italia agli Europei del 2012. Con una differenza. La Lega Nord non è più né quella di Bossi, né quella di Maroni: capolista in tutte le circoscrizioni alle ultime elezioni europee, il segretario Matteo Salvini, il quale, pur ribadendo fedeltà all'articolo 1 dello Statuto del Movimento ("La Lega Nord ha per finalità l'indipendenza della Padania"), ora si propone come leader di una rinnovata coalizione di centrodestra, alla vigilia di questo campionato aveva dichiarato: «Tiferò l'Italia. Meglio tifare l'Italia che altri».
Una identità cerchiobottista che si riversa anche in Radio Padania. «Ogni mia consistenza ideologica svanisce nel momento in cui una squadra è in svantaggio», avvertiva, al goal dell'Uruguay, Marco Pinti, coconduttore della radiocronaca di ieri sera, «quindi da adesso io sto con quelli che sono in svantaggio». Ossia con quella da lui definita «la nazionale del Paese che ci ospita».
La notizia, di qualche giorno fa: «Tutto inutile: la mobilitazione degli
animalisti, la raccolta di migliaia di firme e le richieste di adozione.
La giraffa Marius, di appena 18 mesi e di sana costituzione, è stata
abbattuta nello zoo danese di Copenaghen perché considerata in
sovrannumero. Un colpo di pistola alla testa, poi l’autopsia. Infine il
corpo, sezionato, andrà a sfamare tigri e altri carnivori».
Il commento di Sammy Varin, speaker di Radio Padania Libera, questa
mattina, dialogando con un'ascoltatrice: «Non saprei cosa scegliere, tra
le due cose, quale mi fa più schifo, sinceramente, se vedere le
immagini di quella giraffa ammazzata in Danimarca e i pezzi di giraffa
dati ai leoni davanti ai bambini oppure vedere transgender, checche
che si sposano, che adottano figli, adesso che sui moduli per
iscrivere i bambini all'asilo non c'è più scritto 'mamma e papà' ma
'genitore 1 e genitore 2'».
«Il Partito democratico sta valutando la possibilità di un'azione legale
nei confronti de La Padania», aveva detto ieri Khalid Chaouki, deputato
Pd di origini marocchine, a proposito della provocatoria iniziativa
del quotidiano del Carroccio che in questi giorni sta pubblicando
l'agenda della ministra Kyenge. Gli risponde, su Facebook, Alberto
Spreafico, consigliere provinciale di Lecco e segretario della locale
sezione leghista di Merate: «Marocchino del cazzo, torna al tuo paese».
Aggiungendo, con riferimento a Cécile Kyenge: «E portati via la tua
amica congolese e altre facce di merda del genere».