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15 maggio, 2010

TelePadania aggredita in un campo nomadi, il direttore dell'emittente: "E' colpa di Gad Lerner"


(clicca per ascoltare la registrazione audio)

Cosa succede quando una troupe di TelePadania si reca in un campo nomadi e le sue telecamere vengono raggiunte, pare, da una sassaiola? Che il direttore dell'emittente, Roberto Fiorentini, in collegamento telefonico con Radio Padania, non trovi di meglio che addossare la responsabilità dell'accaduto a Gad Lerner, colpevole "di aver aizzato in maniera violenta, dagli schermi de La7, le comunità rom contro la Lega, tacciandola di razzismo e xenofobia". In collegamento con Radio Padania, ossia con quella radio sulle cui onde si è sentito parlare di "zingari" come di un'epidemia, di "una razza bastarda da sterminare", di gente che se è morta nei campi di concentramento "qualche colpa ce l'avranno". In collegamento con Radio Padania, giusto dopo la lettura degli sms degli ascoltatori: "Dire che gli zingari sono sporconi e molte volte delinquenti è come dire che l'acqua bagna"; "Bossi dice che il governo è forte ma allora perché non governa fortemente con gli zingari?". E lo speaker: "Si sa che gli zingari sono tendenzialmente delinquenti".

Colpa di Gad Lerner, già.


03 aprile, 2010

Ma Bossi non è Le Pen

In un suo articolo su Repubblica, Gad Lerner oggi  accosta la Lega Nord al Fronte Nazionale del francese Jean-Marie Le Pen. Ecco, continuiamo a collocarla nell'estrema destra tradizionale e non riusciremo mai a decifrare a fondo la Lega. Perché sebbene alcuni suoi uomini provengano da ambienti neofascisti e sebbene con tali ambienti spesso essa condivida argomenti e battaglie, la Lega non è un partito neofascista. Sono semmai le formazioni classiche dell'ultradestra a star in parte "leghistizzando" il proprio linguaggio, ad esempio adottando, in luogo dell'oramai impresentabile e schietto razzismo, il più insidioso discorso "etno-differenzialista" ("non esistono popoli superiori o inferiori, tuttavia tra i popoli possono sussistere incompatibilità culturali superabili solo standosene ognuno a casa propria"). 

Ed è per questo motivo che da noi la Lega sfonda, mentre in Francia Le Pen rimane ai margini della politica. Perché essa, la Lega, non vìola esplicitamente il tabù del fascismo, nè hanno la sensazione di violarlo coloro che la votano. Non solo la Lega non è nata a destra, ma Bossi ha avuto pure l'intelligenza di collocarla nell'alveo dell'antifascismo, rispetto al quale nutre l'ambizione di accreditarsi in una continuità ideale: la Lega non disprezza la lotta partigiana, semmai ne esalta la settentrionalità. 

È proprio rincorrendo il successo leghista che parte della destra neofascista francese si sta convertendo all'ideologia identitaria e regionalista. Si pensi ai vari movimenti localistici che fanno capo al Blocco identitario: gente che fino all'altro ieri militava chi nella destra extraparlamentare, chi nel Fronte Nazionale di Le Pen, e che oggi guarda al risultato delle Regionali italiane con invidia ed ammirazione. Si tratta di formazioni del tutto minoritarie, in un  Paese dal radicato sentimento nazionale e patriottico, alle quali potrebbe tuttavia riuscire ciò che non è riuscito a Le Pen: rompere l'isolamento, allacciare convergenze con i gollisti, partendo dalle municipalità. E' a queste formazioni che la Lega andrebbe accostata, perché è con esse che la Lega dialoga, è con esse che la Lega struttura la propria strategia europea

La Lega non è nostalgica. E' questo che la rende pericolosa. 

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16 giugno, 2008

Radio Padania: "I rom uccisi nei lager nazisti? Evidentemente qualche colpa ce l'avranno"

 

(clicca per ascoltare un estratto audio della trasmissione)

E’ ancora delirio anti-rom su Radio Padania Libera. Dopo le parole di Leo Siegel ("Certamente c'è stata la persecuzione nazista dei Rom, ma sarebbe facile fare battute sul perché e per come") e di Matteo Salvini ("è più facile derattizzare i topi che scacciare gli zingari"), è la volta della trasmissione (satirica?) "Mai dire Italia", condotta da Massimiliano Romeo, assessore alla sicurezza e viabilità del comune di Monza, e, in collegamento telefonico da Roma, dallo stesso Salvini.

Un ascoltatore parla di rom in termini di "parassiti, come pulci sui cani" coi quali, nei lager nazisti, "pure gli ebrei non volevano aver nulla a che fare". La replica di Massimiliano Romeo: "Se nel corso della storia i rom non si sono fatti molto amare, evidentemente qualche colpa ce l’avranno pure, qualche errore lo avranno commesso".

Sempre Romeo: "In Romania ci sono bravissime persone, in tanti cantieri si trovano tanti rumeni che sono persone oneste, mentre i rom sono un'altra cosa. I rom sono una etnia particolare, che crea problemi". 

Matteo Salvini richiama "all’ordine" il collega, invitandolo a precisare che "noi si è contro ogni forma di violenza", perché "Gad Lerner magari ci sta ascoltando e poi manda questo pezzo in onda". 

"Se c’è qualche rom che si vuole integrare ben venga, c’è la nostra disponibilità", precisa, allora, Massimiliano Romeo. 

Ma quando un ascoltatore ricorda di come "da piccolo mia nonna mi chiudeva in casa al passaggio degli zingari, perché si diceva che rapissero i bambini",  subito chiosa: "Li rubano ancora adesso, non ci dirai anche tu che si tratta di leggende metropolitane". E Salvini: "No, adesso li prendono in prestito, in affido".


09 aprile, 2008

Matteo Salvini, Lega Nord: "Gli zingari peggio dei topi"

Milano. Sgomberato il campo nomadi della Bovisa, Matteo Salvini, il "maître à penser" dei giovani padani, si aggira in zona, tra i banchi del mercato, in collegamento telefonico con Radio Padania Libera. C'è da raccogliere l'entusiamo del giorno dopo, la soddisfazione dei concittadini. Che per la verità parlano poco di nomadi. Preferiscono lamentarsi di pensioni e carovita. Anche quando un po’ imbeccati dallo stesso Salvini si esprimono su immigrazione e sicurezza, loro suggeriscono che sì, occorre essere duri con i violenti, ma accoglienti verso gli altri. Che delusione! Pensare che Salvini gioiva durante lo sgombero del campo, esultava davanti alle ruspe, dolendosi, in una giornata altrimenti impeccabile, di non poter condividere quello "spettacolo" con gli ascoltatori di Radio Padania. Perché non si era tutti lì a brindare per la becera conquista? 

Infine, qualcuno si avvicina al suo microfono, non per denunciare un principio di accampamento abusivo di nomadi, ma un vicino accumulo di macerie e di murature diroccate infestate dai topi. Ed è allora che Matteo Salvini rassicura: "I topi sono più facili da debellare degli zingari", dice. Senza remore. Senza vergogna. 

Qui sotto, l'audio.


 

16 febbraio, 2008

Radio Padania attacca Gad Lerner

"Mi chiedo perché gli ebrei non lo espellano dalla loro comunità", si lamenta uno. "E’ un nazista rosso", rilancia un altro. "Io lo vado a prendere in sinagoga per il collo...", ribatte il moderatore. Già, il moderatore: perché questo è solo un estratto degli interventi di alcuni ascoltatori di Radio Padania Libera durante la rubrica "Filo diretto" di Leo Siegel, ex missino ed esponente della corrente liberal-libertaria (!) del movimento leghista.

Il destinatario di tanto risentimento? Gad Lerner. La sua colpa? L’essersi chiesto - durante una puntata del suo L’Infedele (La7) - se l’attuale infastidita preoccupazione di alcune realtà locali sul "dove mettere i rom" non possa lasciar prospettare - tempo qualche decennio - scenari da "soluzione finale".
 

Durante la trasmissione, Lerner non ha nemmeno accusato esplicitamente la gente leghista di razzismo o di xenofobia, non l'ha persino fatto davanti a chi protestava contro un insediamento di nomadi ostentando magliette e striscioni con frasi quali "Zingari vi odiamo" e "Zingari = merda".

Che a Leo Siegel e al suo pubblico, quindi, non sia semplicemente andato giù l’accostamento tra rom ed ebrei per via di una radicata e gelosa sensibilità alle vicende del "popolo del Libro"? Che Leo Siegel, cioè, nel dibattito tra singolarità storica o meno della Shoah condivida la prima tesi e rifiuti pure la terza, quella degli intellettuali ebrei che, seguendo Lévinas nella rappresentazione del passato come di un questione che non smette di interrogare il presente, pur mantenendo ferma l’unicità della Shoah, la ritengono atta a servire da metro di vigilanza su crimini presenti o a venire?

Nient’affatto. Siegel anzi finisce proprio con il banalizzare il dramma ebraico, se addirittura si spinge ad invocare contro l’"operazione sconcia" del "nasone ciarlatano" (così lui definisce Gad Lerner) un "processo di Norimberga per lesa immagine". E, nella corsa al "dargli addosso allo zingaro", tra i tanti insulti ai rom in quanto tali inesorabilmente riemergono anche i vecchi pregiudizi antisemiti: "Meglio usurai (ebrei,ndr) che schiavisti (rom)", si sfoga un ascoltatore.

Si obietterà che si tratta dei soliti toni, coloriti e forti, di programmi radiofonici aperti a contributi telefonici "senza filtri né censura". Il problema è che gli ascoltatori di Leo Siegel dialogano e si confrontano con il conduttore. E il conduttore che fa? Cerca di moderare i toni, appunto? Prova a correggere, dove possibile, il tiro? Ad avventurarsi in distinzioni tra forma e contenuto? Ad accettare certi sfoghi solo a condizione di bollarli come provocazioni intellettuali?

No: Leo Siegel ascolta, condivide e si affanna a ringraziare per gli interventi. Addirittura talvolta rincara la dose. "Anche i rom venivano massacrati nei campi di concentramento", ricorda un ascoltatore. Ribatte Leo Siegel: "Sicuramente c’è stata la persecuzione di questo popolo, ma sarebbe facile fare battute sul perché e per come".

Disarmante cinismo contro il quale a nulla serve appellarsi alle lezioni della Storia. Perché Siegel evidentemente la conosce, la Storia; e del nazismo conosce pure la nefandezza del Porrajmos, lo sterminio degli "zingari". Solo che la lezione che lui ne trae giustifica Himmler e colpevolizza i rom. 

Nessun timore, però: Leo Siegel non auspica per i tempi presenti né forni crematori né camere a gas. "Credo che oggi ci possano essere metodi più democratici e civili", replica, sorridendo, all’ascoltatore che definisce i rom "una razza bastarda da sterminare, per la quale ci vorrebbe un uomo come quello coi baffetti". E puntualizza: "Noi siamo gandhiani".

Daniele Sensi, L'Unità, 20/10/2007