16 febbraio, 2008

Radio Padania attacca Gad Lerner

"Mi chiedo perché gli ebrei non lo espellano dalla loro comunità", si lamenta uno. "E’ un nazista rosso", rilancia un altro. "Io lo vado a prendere in sinagoga per il collo...", ribatte il moderatore. Già, il moderatore: perché questo è solo un estratto degli interventi di alcuni ascoltatori di Radio Padania Libera durante la rubrica "Filo diretto" di Leo Siegel, ex missino ed esponente della corrente liberal-libertaria (!) del movimento leghista.

Il destinatario di tanto risentimento? Gad Lerner. La sua colpa? L’essersi chiesto - durante una puntata del suo L’Infedele (La7) - se l’attuale infastidita preoccupazione di alcune realtà locali sul "dove mettere i rom" non possa lasciar prospettare - tempo qualche decennio - scenari da "soluzione finale".
 

Durante la trasmissione, Lerner non ha nemmeno accusato esplicitamente la gente leghista di razzismo o di xenofobia, non l'ha persino fatto davanti a chi protestava contro un insediamento di nomadi ostentando magliette e striscioni con frasi quali "Zingari vi odiamo" e "Zingari = merda".

Che a Leo Siegel e al suo pubblico, quindi, non sia semplicemente andato giù l’accostamento tra rom ed ebrei per via di una radicata e gelosa sensibilità alle vicende del "popolo del Libro"? Che Leo Siegel, cioè, nel dibattito tra singolarità storica o meno della Shoah condivida la prima tesi e rifiuti pure la terza, quella degli intellettuali ebrei che, seguendo Lévinas nella rappresentazione del passato come di un questione che non smette di interrogare il presente, pur mantenendo ferma l’unicità della Shoah, la ritengono atta a servire da metro di vigilanza su crimini presenti o a venire?

Nient’affatto. Siegel anzi finisce proprio con il banalizzare il dramma ebraico, se addirittura si spinge ad invocare contro l’"operazione sconcia" del "nasone ciarlatano" (così lui definisce Gad Lerner) un "processo di Norimberga per lesa immagine". E, nella corsa al "dargli addosso allo zingaro", tra i tanti insulti ai rom in quanto tali inesorabilmente riemergono anche i vecchi pregiudizi antisemiti: "Meglio usurai (ebrei,ndr) che schiavisti (rom)", si sfoga un ascoltatore.

Si obietterà che si tratta dei soliti toni, coloriti e forti, di programmi radiofonici aperti a contributi telefonici "senza filtri né censura". Il problema è che gli ascoltatori di Leo Siegel dialogano e si confrontano con il conduttore. E il conduttore che fa? Cerca di moderare i toni, appunto? Prova a correggere, dove possibile, il tiro? Ad avventurarsi in distinzioni tra forma e contenuto? Ad accettare certi sfoghi solo a condizione di bollarli come provocazioni intellettuali?

No: Leo Siegel ascolta, condivide e si affanna a ringraziare per gli interventi. Addirittura talvolta rincara la dose. "Anche i rom venivano massacrati nei campi di concentramento", ricorda un ascoltatore. Ribatte Leo Siegel: "Sicuramente c’è stata la persecuzione di questo popolo, ma sarebbe facile fare battute sul perché e per come".

Disarmante cinismo contro il quale a nulla serve appellarsi alle lezioni della Storia. Perché Siegel evidentemente la conosce, la Storia; e del nazismo conosce pure la nefandezza del Porrajmos, lo sterminio degli "zingari". Solo che la lezione che lui ne trae giustifica Himmler e colpevolizza i rom. 

Nessun timore, però: Leo Siegel non auspica per i tempi presenti né forni crematori né camere a gas. "Credo che oggi ci possano essere metodi più democratici e civili", replica, sorridendo, all’ascoltatore che definisce i rom "una razza bastarda da sterminare, per la quale ci vorrebbe un uomo come quello coi baffetti". E puntualizza: "Noi siamo gandhiani".

Daniele Sensi, L'Unità, 20/10/2007




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Daniele Sensi

Ho scritto sull'Unità.it e per il sito dell'Espresso. Sul sito dell'Espresso ho anche tenuto un blog. Ora scrivo per me.


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1 commento:

  1. ottimi i toui post sulla lega.se ti va vai su siddhartino.blogspot

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